6 Nazioni: sogno Italia, superare serie nera con Francia

Il francese Baptiste Serin (S) el'italiano Jayden Hayward (D) in azione durante il match delle Sei Nazioni tra Francia e Italia allo Stadio de Francia in Saint-Denis, fuori Parigi,.
Il francese Baptiste Serin (S) el'italiano Jayden Hayward (D) in azione durante il match delle Sei Nazioni tra Francia e Italia allo Stadio de Francia in Saint-Denis, fuori Parigi,. Foto d'archivio. (EPA/IAN LANGSDON)

ROMA. – Il 6 Nazioni più anomalo di sempre, il primo completamente senza pubblico e quindi con molto meno glamour e anche meno soldi, anche se la fetta dei diritti televisivi rimane consistente.

Per questo si gioca, e il match inaugurale è Italia-Francia di domani (alle 15.15) all’Olimpico, perché l’alternativa era di cancellare il torneo e proprio non si poteva, soprattutto ora che è  vicino l’accordo da 300 milioni di sterline con il fondo CVC Capital Partners per acquisire parte delle quote del 6 Nazioni.

L’Italia è reduce da 27 sconfitte consecutive e si trova súbito di fronte un muro. É quello francese, un team che l’anno scorso ha perso il torneo solo per la peggior differenza punti (21 contro 44) con l’Inghilterra con cui aveva chiuso alla pari al primo posto. Sotto la guida tecnica del ct Fabien Galthié, i Coqs hanno ritrovato talento e brillantezza, e si è  formato un gruppo di una cinquantina di top player che lavorano con in mente il Mondiale che la Francia giocherà in casa nel 2023.

Ma anche per chi vince, come francesi, inglesi e irlandesi i numeri del 6 Nazioni al tempo del Covid sono impietosi dal punto di vista finanziario, basti pensare che l’Inghilterra ha vinto sul campo ma rispetto al budget di 241,8 milioni che aveva nel 2019 (44,4 quello dell’Italia) nell’anno della pandemia ha perso il 41%.

É solo un esempio, e lo stesso vale per gli altri, Italia compresa. Bilancio Fir a parte, è stato calcolato che il 6 Nazioni privo di pubblico e senza Villaggio Peroni del terzo tempo per la città di Roma e il suo indotto economico comporterà una perdita di una ventina di milioni di euro, come già in occasione dell’ultimo match, e l’ultima sconfitta, degli azzurri, Italia-Inghilterra 5-34 del 31 ottobre scorso e il mancato arrivo dei 18mila sostenitori ospiti che avevano acquistato volo e biglietto.

Sarà quindi un torneo “in bolla”, con cattedrali deserte come il Principality Stadium di Cardiff o l’Aviva di Dublino, e niente cori dei tifosi, al suono delle cornamuse, a trascinare la Scozia. Vuoto anche l’Olimpico, con la prospettiva domani, quasi una certezza, della 28/a sconfitta consecutiva.

“La Francia? Il vero avversario siamo noi stessi – commenta il ct azzurro Franco Smith -. Se vogliamo continuare nel percorso di crescita dobbiamo guardare prima in casa nostra. Noi vogliamo vincere. Stiamo sviluppando giocatori per incrementare la rosa a nostra disposizione e portare a casa risultati positivi con continuità”.

Per ora è solo un progetto, e non a caso l’età media di questa giovane Italia è 24,3 anni, però si scontra con la dura realtà dei risultati.

Ma Smith, il ct che prima delle partite prega sotto i pali (“per ringraziare Dio di ciò che il rugby mi ha dato”, spiegò una volta), non molla e ha imposto agli azzurri durissimi allenamenti e disciplina ferrea, certo che prima o poi l’ovale girerà dalla sua parte: “abbiamo bisogno di guardare al futuro. Fischetti e Zilocchi stanno giocando bene – dice -, ma noi vogliamo avere una squadra completa e una rosa allargata”.

Il traguardo, anche se il ct non lo dice, è quello del 13 marzo, quando a Roma arriverà un Galles che non se la passa bene: potrebbe essere l’occasione giusta per interrompere la striscia delle sconfitte e cogliere quel successo che all’Olimpico manca dal 2013.

(di Alessandro Castellani/ANSA)