Reddito cittadinanza a boss, parenti e un avvocato

Un fermo immagine tratto da un video della guardia di finanza di Messina, 15 dicembre 2020.
Un fermo immagine tratto da un video della guardia di finanza di Messina, 15 dicembre 2020. (UFFICIO STAMPA GUARDIA DI FINANZA

MESSINA. – Trentuno condannati per mafia percepivano il reddito di cittadinanza, ma nel variegato gruppo di 175 persone che ricevevano indebitamente il sostegno economico da parte dello Stato, c’era anche un avvocato. L’ha scoperto la Guardia di finanza che ha svolto indagini a Messina e in provincia.

Gli indagati sono 109. La cerchia dei 31 legati a Cosa nostra comprende Vincenzo Santapaola, nipote del boss catanese Nitto, condannato in via definitiva; Francesco Bontempo Scavo, appartenente a una delle famiglie mafiose più note dei Nebrodi, che aveva subito la confisca della sua azienda agricola dopo una condanna nel maxi processo “Mare Nostrum”.

E ancora: Salvatore Sparacio, anche lui condannato, che durante il primo lockdown, in barba ai divieti e alle restrizioni imposti dall’emergenza sanitaria nel Paese, aveva organizzato un corteo funebre per il funerale del padre.

Nell’indagine della Guardia di finanza figurano anche 9 delle 11 persone che erano state arrestate in un’operazione antidroga denominata “Festa in maschera”. Trafficanti che svolgevano i loro affari tra le due sponde dello Stretto. Le famiglie di questi 9 narcotrafficanti percepivano il reddito di cittadinanza.

L’importo indebitamente ricevuto da tutti i 175 indagati ammonta a un milione 120.533 euro, mentre è stata bloccata l’erogazione del sussidio per altri 474.417 euro. Tra i “furbetti”, anche un cittadino di Sant’Agata di Militello, non più residente in Italia da oltre due anni, che ha ricevuto 1.700 euro.

La lista comprende imprenditori, artigiani, venditori ambulanti, negozianti, giocatori online che avevano omesso di denunciare le vincite e un nutrito gruppetto di falsi disoccupati: lavoravano al “nero” in modo da sommare al salario anche il reddito di cittadinanza.

Le Fiamme gialle hanno effettuato approfondimenti bancari e documentali, chiedendo poi ai giudici il sequestro delle somme e il blocco di quelle in pagamento. Il primo provvedimento del Tribunale di Messina, per oltre 150 mila euro, ha coinvolto nei giorni scorsi 25 persone.

Il Tribunale di Patti ha disposto il sequestro preventivo di oltre 50 mila euro a 4 residenti a Capo d’Orlando, Caronia, S. Agata di Militello e S. Stefano di Camastra. L’attività della Guardia di finanza si è avvalsa della collaborazione della sede Inps di Messina con la quale ha effettuato una serie di controlli incrociati.

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