Libano: ucciso intellettuale e attivista anti-Hezbollah

Un manifestante mostra un cartello con la foto dell intelletuale e attivista Lokman Slim.
Un manifestante mostra il cartello con la foto dell intelletuale e attivista di Slim

BEIRUT.  – Sei mesi dopo l’esplosione del porto di Beirut e nel mezzo di una nuova ondata di mobilitazione popolare nel Libano in default economico, è stato ritrovato a sud della capitale il corpo senza vita e con segni di colpi di arma da fuoco del 58enne Lokman Slim, intellettuale, editore e attivista di spicco, da anni su posizioni critiche nei confronti degli Hezbollah e dei partiti alleati del movimento sciita.

Membro di una famiglia sciita originaria della periferia sud di Beirut, da decenni roccaforte degli Hezbollah, Slim aveva studiato filosofia a Parigi prima di tornare in Libano negli anni ’90, quando aveva fondato con la sorella Rasha la casa editrice Dar al-Jadid.

Proprio in questi giorni tra l’altro esce in italiano uno dei libri di Rasha al-Amir, sorella di Slim, pubblicato per la prima volta con la casa editrice di Slim. Con la moglie tedesca Monika Borgman, Slim aveva poi fondato a Beirut l’organizzazione non governativa Umam per documentare la memoria della guerra civile libanese (1975-90) e per far luce sulla sorte delle migliaia di persone scomparse durante il conflitto.

Gli uffici, gli archivi e lo spazio espositivo dell’organizzazione Umam sono da anni sempre stati nel cuore della periferia sud di Beirut, nonostante Slim e i suoi collaboratori avessero più volte ricevuto pressioni dalle istituzioni locali e minacce, anche di morte, da parte di membri della sua stessa famiglia vicini a Hezbollah.

Nel dicembre del 2019, durante la prima massiccia ondata di mobilitazione anti-governativa, Slim aveva ricevuto nuove minacce. E aveva pubblicamente ritenuto responsabili “per qualsiasi cosa potrà succedermi” il leader degli Hezbollah Hasan Nasrallah e Nabih Berri, presidente del parlamento e leader dell’altro movimento sciita libanese Amal.

Di Slim si erano perse le tracce ieri sera in una località a sud-est di Beirut. Il suo telefono risultava irraggiungibile, inducendo la moglie e i familiari a lanciare appelli sui social network. Poco dopo l’alba la sua auto è stata ritrovata nei pressi di Aadusiye, località a 55 km a sud di Beirut. All’interno, il corpo senza vita di Slim è stato rinvenuto con segni di quattro colpi di arma da fuoco alla testa e un quinto al petto.

Mentre dai rappresentanti dell’Onu e dell’Unione Europea in Libano così come da diversi esponenti politici e religiosi libanesi sono giunte condanne per l’uccisione di Slim, il presidente della Repubblica Michel Aoun e il premier uscente Hasan Diab hanno chiesto agli organi competenti di far luce sul “crimine odioso”. Intanto è spuntata una rivelazione, tutta da verificare, fatta ai media sauditi da Mona Alami, analista libanese affiliata all’Atlantic Council di Washington.

Alami sostiene di aver ricevuto tre giorni fa dallo stesso Slim una confidenza sulle sue recenti indagini su traffici illeciti attribuiti a Hezbollah.  E sul fatto che lui stesso era in contatto con un imprenditore libanese colpito da sanzioni Usa perché socio in affari con il movimento sciita ma pronto a parlare, in cambio di protezione all’estero, a funzionari del governo statunitense.

Secondo Alami, fatale per Slim è stato il suo ultimo viaggio, ieri sera, nel sud del Libano, territorio in parte controllato dagli Hezbollah.

(di Lorenzo Trombetta/ANSA)

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