Covid, oltre cinquanta ‘super’ laboratori in campo per le varianti

Nei laboratori ReiThera si prepara il vaccino italiano.
Nei laboratori ReiThera si prepara il vaccino italiano. (Adnkronos)

ROMA. – Individuarle tempestivamente per poterle arginare. La minaccia rappresentata dalle varianti del virus SarsCov2 spaventa il mondo alle prese con la pandemia da Covid-19 e l’Italia è pronta ad affrontare la sfida mettendo in campo oltre 50 ‘super’ laboratori che si occuperanno proprio di isolare le varianti con procedure ad hoc. Sono quelli classificati con un livello di sicurezza 3 e saranno la prima linea nella lotta al virus ‘cangiante’.

“Il Paese – spiega all’ANSA Andrea Lenzi, presidente del Comitato Nazionale di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita della Presidenza del consiglio dei Ministri – dispone certamente delle dotazioni strumentali e delle risorse umane altamente qualificate necessarie per monitorare l’evoluzione del virus e rispondere alla sfida delle varianti emergenti”.

Ad oggi, quelle isolate sono le cosiddette varianti inglese, sudafricana e brasiliana ma, avverte Lenzi, “è il mestiere del virus quello di mutare. E come ogni anno ci si vaccina contro l’influenza con un vaccino che è ‘tarato’ annualmente sui nuovi virus influenzali che emergono, allo stesso modo in prospettiva penso si arriverà ad una vaccinazione annuale anche contro SarsCov2 con un vaccino che sarà tarato sulla base delle varianti nel frattempo comparse. Appunto come accade per l’influenza”.

Intanto, però, la priorità è essere celeri nell’individuare le nuove varianti al loro primo apparire. Per questo scendono in campo i laboratori BSL3, quelli al più alto livello di sicurezza su una scala di 4. I BSL3, chiarisce Lenzi, “sono presenti nelle grandi facoltà mediche dei principali atenei italiani, in numerosi centri pubblici di ricerca virologica come l’Istituto superiore di sanità o l’Istituto Spallanzani e l’ospedale Sacco di Milano, ed in alcuni centri di ricerca privati. In termini numerici sono oltre una cinquantina”.

La fase più delicata, che richiede la disponibilità di questo tipo di laboratori, precisa l’esperto, è “l’estrazione del dna o Rna dal virus SarsCov2, perchè questo è il momento che presenta rischia di contagio. I laboratori con livello di sicurezza 3 sono autorizzati alla manipolazione del virus SarScov2 e garantiscono procedure di contenimento biologico, a partire dalle tute e dispositivi di sicurezza per gli operatori”.

La fase successiva di sequenziamento del materiale genetico del virus può invece essere effettuata anche in altri centri e non presenta particolari rischi. Il virus, cioè, afferma Lenzi, “va manipolato in BSL3 fino all’estrazione del materiale genetico che a quel punto non è più infettivo, ma è stabile e trasportabile, e può quindi essere manipolato e sequenziato in un laboratorio di sequenziamento meno protetto, anche distante dal sito BSL3”.

Quanto ai rischi, i ‘super’ laboratori di livello 3 “sono pensati e costruiti proprio per ridurre al minimo il rischio di trasmissione accidentale degli agenti patogeni. Se le procedure operative sono rispettate scrupolosamente – assicura – il rischio è estremamente basso, direi azzerato. Ovviamente, tutti i ricercatori che lavorano in BSL3 devono avere avuto una precisa e specifica formazione”.

Alta anche la capacità di esecuzione dei laboratori: il Centro europeo per il controllo delle malattie Ecdc ha indicato la necessità di sequenziare almeno 500 campioni nazionali alla settimana ai fini di un monitoraggio efficace, e l’Italia è in grado di farlo. In linea teorica, sottolinea infatti Lenzi, “basterebbe un solo laboratorio di sequenziamento operativo e ben attrezzato per rispondere all’esigenza dei 500 test settimanali raccomandata dall’Ecdc.

I principali paesi europei si sono dotati di strutture di sequenziamento accreditate dall’OMS, i cosiddetti Reference Laboratories, ed uno di questi ad esempio è presso lo Spallanzani. Ecdc indica inoltre dei protocolli standard di sequenziamento, basati su tecnologie commerciali, che sono alla portata di numerosi centri di sequenziamento sia pubblici che privati accreditati”. Insomma, conclude Lenzi, “la capacità di sequenziamento nel nostro paese è molto superiore a 500 test settimanali”.

(di Manuela Correra/ANSA)

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