Vaccini: corsa al nuovo piano. Oltre due milioni di somministrazioni

Operazioni di vaccinazione presso l'ospedale San Camillo Forlanini a Roma.
Operazioni di vaccinazione presso l'ospedale San Camillo Forlanini a Roma. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – I tempi stringono. Riunioni, videochiamate, telefonate e vertici, tecnici e politici, sono ormai all’ordine del giorno. Regioni e governo cercano di trovare la quadra sulla rimodulazione del piano vaccini che, dopo la raccomandazione dell’Aifa ad utilizzare AstraZeneca per gli under 55, appare quanto mai inevitabile.

Rassicurazioni, seppur velate, arrivano dall’Unione Europea che garantisce l’arrivo di dosi necessarie per vaccinare il 70% della popolazione. Dunque italiani compresi, che oggi celebrano il superamento dei due milioni di vaccinati in poco più di un mese.

Intanto da oggi il Lazio ha lanciato le prenotazioni per gli over 80, che cominceranno ad essere vaccinati già dall’8 febbraio, così come dovrebbe avvenire anche in Valle d’Aosta e, successivamente, in gran parte delle altre Regioni. Quello che però in questo momento preme sapere ai governatori è quale sarà la nuova ‘road map’ del piano vaccinale che, con l’arrivo di AstraZeneca, potrebbe entrare nella cosiddetta fase di massa.

C’è da capire, però, quali saranno le categorie da privilegiare per la somministrazione delle dosi e quali strutture utilizzare per le operazioni. Per il momento nulla è deciso, ma ci sarebbe già chi ha proposto di mettere in cima alla lista insegnanti, forze dell’ordine e lavoratori del servizio pubblico.

Da verificare, però, la platea di idonei in base all’età. Secondo alcune stime, per esempio, nelle scuole italiane i docenti ‘under 55’ sono 500 mila (600 mila considerando anche i precari), mentre quelli più anziani sono 300 mila. In Polizia, invece, gli ultracinquantacinquenni sono circa il 30% della forza effettiva.

Discorso a parte va fatto per le strutture da utilizzare. Molte città stanno già allestendo hub vaccinali, come quello ‘maxi’ di Fiumicino o la Fiera di Padova. Un passaggio obbligato in attesa che ‘sboccino’ anche le Primule, il cui bando per l’assegnazione è slittato al 3 febbraio. La Difesa, inoltre, ha dato la sua disponibilità per l’utilizzo dei drive in.

Il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, Agostino Miozzo, ha proposto anche l’utilizzo dei posti di lavoro, quando il piano entrerà nel vivo con la vaccinazione degli over 60. “E’ un fatto assolutamente importante – ha spiegato -. Questo faciliterebbe molto la campagna vaccinale”.

Le Poste, invece, hanno già attivato la piattaforma per la tracciatura e la somministrazione dei vaccini che potranno essere prenotati, oltre che online e nei Postamat, anche tramite i portalettere. Ma le incognite, a questo punto, sono anche altre.

Le Regioni, infatti, aspettano indicazioni chiare da parte del governo sull’utilizzo dei medici di medicina generale e, successivamente, dei farmacisti. Personale fondamentale per una somministrazione più “estesa”, come l’ha definita lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza. Ma, prima, i governatori dovranno trovare al loro interno l’intesa sulle modalità di distribuzione dei vaccini perché se da un lato c’è chi spinge per la consegna in base alla popolazione, dall’altro c’è chi invece vorrebbe che venissero preferiti i territori con una maggiore presenza di anziani.

Da Bruxelles, intanto, arrivano notizie confortanti. La prima è che sia Pfizer che AstraZeneca hanno aumentato le dosi. Cosa che si traduce in ulteriori 11,2 milioni di vaccini a disposizione dell’Italia. La seconda, invece, è che – in totale – i Paesi dell’Unione potranno contare per l’intera campagna su otto vaccini, tra cui anche Sanofi, Johnson e Johnson, Curevac, Novavax e Valneva.

E oggi l’Italia supera ufficialmente i due milioni di dosi somministrate, con 660 mila persone che hanno ricevuto anche la seconda dose. “Nonostante i ritardi delle consegne da parte delle aziende produttrici”, come ha più volte sottolineato il commissario straordinario, Domenico Arcuri.

(di Domenico Palesse/ANSA)

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