Dal pronto soccorso alla boxe, Pamela sogna Las Vegas

Pamela Malvina Noutcho Sawa, (S) alla fine di uno scontro di pugilato. Immagine archivio.
Pamela Malvina Noutcho Sawa, (S) alla fine di uno scontro di pugilato. (ANSA)

BOLOGNA. – “Concentrazione, coraggio e determinazione, sul ring come in corsia. Quando incontro un paziente, che ha bisogno di aiuto, mi avvicino, gli parlo e cerco di capire qual è la cura migliore per lui. Quando indosso i guantoni, penso a tutte le mosse da fare per vincere. Sono due aspetti della mia vita che combaciano”. Pamela Malvina Noutcho Sawa, 28 anni, originaria del Carmerun, racconta così la sua professione, infermiera al Pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore di Bologna, e la sua passione, il pugilato.

Sport che ha “conosciuto per caso nel 2015” e che le ha regalato la soddisfazione più grande: il titolo italiano nella categoria 64 chili dei campionati Elite.

Una vittoria frutto di esercizi, allenamenti, con la guida del suo team dell’Associazione sportiva dilettantistica Bolognina Boxe, combattimenti e che la fa guardare oltre: “A cosa punto in futuro? Scherzando con i miei allenatori – racconta all’ANSA – parliamo di Las Vegas, del ring dove hanno combattuto le leggende del pugilato. L’Olimpo di questo sport. Sogni a parte, la mia testa è già alla competizione del Guanto d’Oro, un campionato prestigioso per cui punto a dare il massimo”.

Il cammino della 28enne verso il ring è iniziato dopo il suo arrivo a Bologna.  “Dal Camerun, con la mia famiglia, ci siamo stabiliti a Perugia quando avevo otto anni – spiega l’atleta – a ho preso il treno per venire a studiare a Bologna, volevo diventare infermiera. Mentre frequentavo il tirocinio al centro di accoglienza Beltrame, studiavo i problemi di salute delle persone senza fissa dimora, ho visto che in palestra organizzavano un corso di pugilato. Ci sono andata, da allora non mi sono più fermata. Dopo gli allenamenti, ho iniziato a combattere tra il 2017 e il 2018”.

Tutto senza togliere tempo al lavoro: dopo due anni all’ospedale di Sassuolo, l’incarico al Maggiore.

“Questi mesi di pandemia non sono stati semplici – afferma Noutcho Sawa -abbiamo sempre cercato di dare il massimo. Per continuare ad allenarmi, ho seguito gli esercizi del mio allenatore da casa. Il pugilato prevede un lavoro costante. Non si può dire, dopo una giornata di lavoro, che si è troppo stanchi per allenarsi. No, si deve fare tutti i giorni con costanza. Serve determinazione dentro e fuori dal ring. Questo è uno sport che invita sempre a migliorarsi, se vuoi ogni giorno puoi fare una cosa nuova. Le persone hanno paura di ricevere un pugno, invece dopo ogni colpo impari a schivare quello successivo e a come reagire”.

Ad Avellino, tutte le partecipanti alla competizione sono state sottoposte a tamponi e test sierologici, “la sicurezza è fondamentale – aggiunge l’atleta – e così il vaccino, quando sarà a disposizione per tutti. Per lo sport ci deve essere la massima sicurezza”.

(Di Sara Ferrari/ANSA)

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