Arresti per la grande truffa delle Rinnovabili

Ufficiali della Guardia di Finanza di Pavia in ascolto delle intercettazioni telefoniche.
Ufficiali della Guardia di Finanza di Pavia in ascolto delle intercettazioni telefoniche. (Frame video Ufficio Stampa Guardia di Finanza)

PAVIA. – La bolla che attestava che il carico era da “filiera corta” (nel raggio di 70 chilometri) e che consentiva di avere il massimo del corrispettivo da parte del Gestore Servizi Energetici per la produzione di fonti rinnovabili, stando alle intercettazioni, i conducenti dei camion la trovavano “nel gabbiotto solito”.

Era la bolla per documentare che il legname che arrivava alla Biomasse Olevano, azienda in provincia di Pavia, veniva appunto da meno di 70 chilometri. Peccato, però, che il legno e i suoi scarti arrivassero da tutt’altre parti, anche dalla Svizzera.

Stamani, quando i militari della Guardia di Finanza e i carabinieri sono giunti a sequestrare l’impianto di lavorazione, uno degli autisti ha cercato di distruggere la bolla di accompagnamento: quella vera che sarebbe stata sostituita con quella del “gabbiotto”.

Gli investigatori, su richiesta del procuratore di Pavia Mario Venditti e del pm Paolo Mazza, per questa vicenda, che era cominciata almeno nel 2015, hanno ottenuto undici misure cautelari (6 arresti domiciliari e 5 obblighi di firma) ed eseguito oltre cinquanta perquisizioni in numerose regioni, sequestrando oltre 143 milioni di euro di contributi pubblici ottenuti con la truffa ai danni dello Stato.

“Deus ex machina” dell’associazione a delinquere, scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, era Pietro Franco Tali, ex ad di Saipem, da cui è uscito nel 2012, e che, per nascondere le sue quote in Biolevano aveva costituito un trust gestito da moglie e figlie. Nella società all’interno del trust, la Noemir srl, era confluito il 60% della Biomasse Olevano detenuto da Tecnimont con un pagamento immediato di 7 milioni e 200 mila euro e un secondo differito di 13 milioni e mezzo entro il giugno del 2028.

Agli indagati sono stati sequestrati 69 rapporti bancari, 22 quote societarie di altrettante società del gruppo, del valore di circa 19 milioni di euro, 147 fra veicoli, immobili e terreni del valore di oltre 12 milioni di euro. Tra gli immobili, ci sono anche un prestigioso appartamento nel cuore di Milano, una villa con piscina vista mare a Portobello di Gallura (Sassari) e una villa in collina a Galbiate (Lecco) oltre all’intera centrale elettrica del valore di circa 70 milioni.

L’impianto proseguirà la sua attività con la guida di un amministratore giudiziario in conseguenza della legge 231 del 2001 relativa alla responsabilità amministrativa delle società. Per il procuratore Venditti e il pm Mazza, quella portata a termine dalla Biolevano è “una truffa ai danni dei cittadini” in quanto sulle bollette è prevista una specifica voce riguardante le rinnovabili.

E sembra che la truffa nasca da lontano, da quando per aderire al protocollo di Kyoto del 2011 erano stati introdotti incentivi per l’uso di energia da fonti rinnovabili, tra cui le biomasse. Il sospetto è che la sin troppo previdente Biolevano fosse nata proprio per accaparrarsi questi incentivi: per ogni milione di euro di energia venduta, l’azienda riceveva dal Gestore oltre 3 milioni, con l’impegno, però, che si impegnasse a utilizzare solo legname tracciato, certificato e proveniente dalla “filiera corta”.

(dell’inviato Stefano Rottigni/ANSA)

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