Rivolta contadina in India, scontri a Delhi

Contadini indiani manifestaqno con trattori contro la riforma agricola a Nuova Delhi.
Contadini indiani manifestaqno con trattori contro la riforma agricola a Nuova Delhi. EPA/RAJAT GUPTA

ROMA. –    Violenti scontri a New Delhi nel giorno della Festa della Repubblica. Decine di migliaia di agricoltori indiani hanno sfondato cordoni della polizia e barricate e sono riusciti ad arrivare nel centro della capitale indiana, off limits per la parata militare alla presenza del premier Narendra Modi, e a penetrare nel Forte Rosso, uno dei simboli della città e patrimonio Unesco.

Il bilancio provvisorio è di un agricoltore morto e decine di feriti, almeno 86 fra gli agenti, secondo un comunicato della polizia.

Accampati da novembre alla periferia di New Delhi per protesta contra la riforma agricola voluta dal governo che prevede la liberalizzazione del mercato, gli agricoltori avevano ottenuto l’autorizzazione a manifestare con trattori, moto, cavalli, a piedi, a patto che si tenessero fuori dal centro e rispettassero i percorsi stabiliti.

Ma alcuni spezzoni dell’enorme corteo hanno deviato per puntare verso il centro. Gli scontri sono scoppiati con violenza e la polizia ha reagito con il lancio di lacrimogeni, l’uso di idranti e manganelli.

Alcune stazioni della metropolitana sono state chiuse e il traffico già caotico è andato in tilt. Sospesi anche parte dei servizi internet. Alcuni manifestanti sono riusciti ad arrampicarsi sui bastioni del Forte Rosso issando il vessillo dei Sikh.

“I nostri antenati hanno caricato questo forte diverse volte nella storia. Questo è un messaggio al governo che possiamo farlo di nuovo se le nostre richieste non vengono soddisfatte”, ha proclamato Diljender Singh, un contadino del Punjab – citato dal Guardian – mentre teneva alta la bandiera. E il governo ha inviato 2 mila paramilitari a rafforzare lo spiegamento di polizia.

Le nuove leggi deregolamentano il mercato finora protetto dallo Stato, liberalizzano i prezzi dei prodotti agricoli e aprono al capitale privato. Ma i contadini temono di perdere le loro attività, inghiottite dalle grandi multinazionali, e chiedono l’abolizione della riforma. Rimproverano inoltre al governo di averla varata con una decisione unilaterale e senza alcuna consultazione con il sindacato, respingendo un’offerta di sospensione per 18 mesi.

La vicenda è finita alla Corte Suprema che ha bloccato le nuove leggi e ha istituito un comitato per trovare un accordo. Ma la trattativa si è subito arenata di fronte all’accusa, da parte dei rappresentanti degli agricoltori, che il comitato è troppo filo-governativo.

La polizia ha per ora ricacciato i manifestanti alla periferia di Delhi, che restano però sul piede di guerra. “Ho promesso alla mia famiglia e agli abitanti del mio villaggio che non tornerò a casa fino a quando le leggi non saranno abrogate”, ha detto Jaspal Singh, un contadino del distretto di Gurdaspur nel Punjab. E il suo è il proclama di tutti.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA)

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