Governo “ok decreto Cio”, Italia a Tokyo con inno

Il presidente del Comitato Olimpico Nazionale, Giovanni Malagò, durante una conferenza stampa al Coni, Roma.
Il presidente del Comitato Olimpico Nazionale, Giovanni Malagò, durante una conferenza stampa al Coni, Roma, 19 gennaio 021. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – L’ultimo atto del premier Giuseppe Conte prima di salire al Quirinale per presentare le dimissioni salva l’immagine dell’Italia nel mondo, almeno sul fronte sportivo, risolvendo in extremis con una pagina di decreto una querelle sull’ indipendenza del Coni durata oltre due anni.

Il provvedimento ha reso “molto felice” il presidente del Cio, Thomas Bach, nella vigilia di un Comitato esecutivo che avrebbe potuto eccepire il mancato rispetto della carta olimpica da parte dell’Italia e arrivare anche a imporle la partecipazione a Tokyo senza tricolore e senza inno di Mameli.

Non è felice, ma si dice “sereno” Giovanni Malagò, che coglie “il lato molto positivo della questione: è stato chiarito che il Coni è da oggi un ente pubblico del tutto indipendente”, preannunciando che l’Esecutivo di Losanna avrebbe stralciato l”italian-case’ dall’ordine del giorno.

La possibile umiliazione internazionale è stata così evitata al fotofinish, ma resta l’imbarazzo per una vicenda che è lo specchio del Paese e che comunque non è conclusa, in quanto il decreto andrà convertito dal Parlamento entro 60 giorni.

“Nonostante la crisi politica, le dimissioni del presidente Conte, i tanti problemi causati dalla pandemia che abbiamo affrontato in questi mesi, siamo riusciti ad evitare eventuali sanzioni da parte del Cio.

La decisione fuga ogni dubbio e risolve il problema dell’ indipendenza del Coni lasciato aperto dalla riforma del 2019”, è il commento del ministro dello lo Sport, Vincenzo Spadafora, mentre il presidente di Sport e Salute, Vito Cozzoli, esprime soddisfazione per il decreto che “finalmente fissa perimetri chiari, scongiurando il pericolo di una Spa del Coni. Sarebbe stato un doppione inutile, dannoso per le casse dello Stato e soprattutto per il sistema dello sport di tutti”, sottolinea Cozzoli.

Il decreto prevede che per il suo funzionamento e le attività istituzionali, il Coni sia munito di una “propria dotazione organica” di 165 persone al massimo, di cui fino a dieci dirigenti, tornando poi ad avere nella propria disponibilità “impianti sportivi e fabbricati specificamente individuati”, tra i quali i centri di preparazione olimpica di Formia e di Tirrenia.

Il decreto, planato come “fuori sacco” nella riunione del governo a Palazzo Chigi, è una sintesi delle opposte posizioni, toglie un po’ a tutti e ricalca in parte quanto previsto dal decreto sulla governance presentato da Spadafora ma bocciato in cdm a differenza degli altri cinque che inquadrano la reforma dello sport.

“Siamo riusciti a salvare l’immagine del Paese nonostante il Governo dimissionario – commenta il deputato M5S Simone Valente -. Il Coni riacquista la sua autonomia e Sport e Salute conserva la propria integrità, rimanendo un asset strategico per le politiche sportive”. Dal Pd a FdI arrivano espressioni di compiacimento per il pericolo scampato, che evita anche possibili conseguenze negative sui contributi del Cio destinati ai Giochi di Milano-Cortina 2026.

Meno entusiasta il n.1 di Federbasket ed ex capo del Coni, Gianni Petrucci: “Devo dare atto del grande impegno di Malagò-Mornati per questa ‘vittoria di tappa’. Il provvedimentodovrà nettamente migliorare nella conversione in Parlamento: Coni e Sport e Salute – spiega – non possano convivere sotto lo stesso tetto”.

“Non è tutto sistemato – chiosa infatti Malagò in serata – ma lasciateci qualche minuto di serenità. Poi da domani faremo tutti gli approfondimenti del caso, con la volontà di trovare tutte le soluzioni”. Intanto, inno e bandiera ai Giochi sono garantiti, e gli atleti ringraziano. “Non levateci mai il tricolore dal petto” scrive Federica Pellegrini. E’ stata accontentata.

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