Fmi taglia stime per Italia, pil 2021 si ferma a +3%

Un operaio dell'industria metalmeccanica. (AdnKronos)

NEW YORK. – L’Italia cresce meno del previsto nel 2021, quando il pil è destinato a fermarsi al +3%. Ma non è la sola in Europa.

Complice un Covid che non dà tregua al Vecchio Continente innescando lockdown a catena, il Fondo Monetario Internazionale rivede al ribasso le stime anche per Germania, Francia e  Spagna in un contesto di rallentamento generalizzato per Eurolandia, il cui pil è tagliato al +4,2% nel 2021.

La crescita della locomotiva tedesca è ridotta di 0,7 punti percentuali rispetto alle stime di ottobre al +3,5% per quest’anno. Per Parigi la sforbiciata è di 0,5 punti al 5,5%, mentre per Madrid è di 1,3 punti al 5,9%. Per l’Italia la revisione al ribasso per il 2021 è di ben 2,2 punti.

Un segnale di ottimismo arriva però dal 2022, quando il pil italiano dovrebbe segnare un +3,6%, con una revisione al rialzo di un punto percentuale rispetto alle stime di ottobre.

Per l’altra sponda dell’Atlantico il Fondo dipinge un quadro ben diverso. L’economia americana accelera e cresce quest’anno del 5,1%, 2 punti in più delle previsioni precedenti. Un balzo legato anche all’attesa del nuovo piano di stimoli da 1.900 miliardi di dollari proposto dall’amministrazione di Joe Biden.

“Gli Stati Uniti e il Giappone dovrebbero tornare ai livelli di attività di fine 2019 nella seconda parte del 2021, mentre nell’area euro e in Gran Bretagna l’attività è prevista tornare ai livelli di fine 2019 nel 2022”, spiega il Fmi prevedendo che entro il 2022 il Covid ridurrà l’economia degli Stati Uniti solo dell’1,5% rispetto alle previsioni pre-pandemia.

Nulla quindi rispetto alla contrazione del 2,5% che sperimenteranno le altre economie avanzate e dell’8% di quelle emergenti esclusa la Cina che, come gli States, limita la contrazione all’1,5%.

La frenata europea non pesa sulla crescita globale, rivista al rialzo al 5,5% grazie ai vaccini. “Le stime sono state migliorate ma lo scenario continua a porre sfide”, avverte comunque Kristalina Georgieva, il direttore generale del Fondo, facendo eco all’allerta lanciata dai suoi economisti, secondo i quali la ripresa è “incompleta” con un’attività economica che “resta ben al di sotto dei livelli pre-pandemia” ed è soggetta a forte “incertezza”.

É in questo contesto a luci e ombre che il Fondo lancia il suo appello: “Bisogna agire rapidamente per un ampio accesso ai vaccini per correggere le profonde disuguaglianze che esistono al momento”, dice il capo economista del Fmi, Gita Gopinath, sottolineando come le nuove varianti del virus “ricordano come la pandemia non è finita fino a quando non è finita ovunque”.

Alla necessità di facilitare l’accesso ai vaccini anche per i paesi più poveri si aggiunge quella di mantenere gli stimoli all’economia fino a quando non ci sarà una normalizzazione. E un ritorno alla normalità, che ancora non appare a portata di mano, consentirà di fare i conti con i costi di una crisi senza precedenti.

Le perdite complessive per la produzione mondiale a causa del coronavirus, rispetto alle previsioni pre-pandemia, ammontano infatti a 22.000 miliardi di dollari nel periodo 2020-2025. Senza contare che fra lo scorso anno e quello in corso sono circa 90 milioni le persone che rischiano di scivolare in povertà estrema, mandando in fumo decenni di progressi.

Sul moderato ottimismo del Fmi pesano comunque molte incertezze, prima fra tutti la distribuzione dei vaccini che, se accumulasse ritardi, rischierebbe di spegnere la fiamma della speranza.

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