Turchia-Grecia, dopo 5 anni ripartono i colloqui

La nave militare greca Prometheus nell'isola greca di Analfi nel mar Egeo.
La nave militare greca Prometheus nell'isola greca di Analfi nel mar Egeo. EPA/YANNIS KOLESIDIS ATTENTION: For the full PHOTO ESSAY text please see Advisory Notice epa06358988

ISTANBUL. – Dopo quasi cinque anni, Turchia e Grecia tornano a sedersi al tavolo delle trattative. Sono ripresi oggi al palazzo di Dolmabahce a Istanbul i “colloqui esplorativi” su diverse dispute bilaterali, interrotti dal marzo 2016 per le crescenti tensioni che avevano fatto temere anche un’escalation militare nel Mediterraneo orientale.

Per entrambe le parti si tratta solo di un primo passo, che però è stato già accolto con favore dall’Unione europea.

Al rilancio del dialogo plaude anche l’Italia. “La ripresa dei colloqui tra Turchia e Grecia anche sulla delimitazione delle rispettive aree marittime nel Mediterraneo Orientale è un primo sviluppo positivo che salutiamo con soddisfazione. Il Mediterraneo – sottolinea in un tweet la Farnesina – è la nostra casa comune. L’Italia farà tutto quanto in suo potere per favorire il dialogo”.

Al centro del confronto c’è stata proprio la disputa sulle esplorazioni energetiche lanciate dal governo di Recep Tayyip Erdogan in cerca di idrocarburi nel Mediterraneo orientale, che secondo la Grecia violano la sua zona economica esclusiva. Uno scontro esploso lo scorso anno, ricalcando quello in corso da tempo con Cipro, dove Ankara – che dal 1974 occupa militarmente la parte settentrionale dell’isola – rivendica la tutela degli interessi della minoranza turca.

La riunione di oggi a porte chiuse – la 61esima in questo format, inaugurato nel 2002 – è cominciata senza un chiaro accordo neppure sui temi da discutere. Il governo ellenico aveva precisato di volersi confrontare esclusivamente sulla “demarcazione delle zone economiche esclusive e delle piattaforme continentali nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale”, senza affrontare questioni di “sovranità nazionale”, mentre la Turchia spinge per negoziati più ampi, che includano lo spazio aereo e lo status di alcune isole greche dell’Egeo, di cui chiede la smilitarizzazione.

“Tutti i problemi si possono risolvere e siamo determinati a farlo”, ha assicurato al termine dell’incontro il portavoce di Erdogan, Ibrahim Kalin.

La scorsa settimana, Ankara e Atene avevano già ripreso i colloqui militari tecnici alla Nato, mirati a ridurre i rischi di incidenti nelle acque contese. Se le trattative andranno avanti e non si riuscirà a raggiungere un’intesa, entrambe le parti hanno già ipotizzato un rinvio alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja per risolvere le controversie sui confini marittimi. Una partita che si annuncia lunga e complessa. Anche perché, nel frattempo, non si ferma la corsa agli armamenti.

Nelle stesse ore in cui riprendevano i colloqui, la Grecia ha firmato un contratto da 2,5 miliardi di euro per l’acquisto di 18 caccia da combattimento francesi Rafale – 12 usati e 6 nuovi -, rafforzando così il partenariato militare con Parigi, l’altro grande avversario di Ankara nello scacchiere Mediterraneo, con cui ora il governo Erdogan sta cercando di ricucire nell’ambito di un’offensiva diplomatica per riallacciare i rapporti con l’Europa e alleviare le persistenti fragilità dell’economia.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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