Test sulla giustizia, il 27 gennaio il ministro Bonafede in Aula

Alfonso Bonafede, ministro della giustizia, nell'aula della Camera dei Deputati
Alfonso Bonafede, ministro della giustizia, nell'aula della Camera dei Deputati in occasione del question time sull'emergenza coronavirus, Roma 25 marzo 2020. ANSA / FABIO FRUSTACI

ROMA. – La giustizia potrebbe diventare il terreno minato per il governo. Se il primo inciampo dell’ormai fragile esecutivo guidato da Giuseppe Conte ci potrebbe essere mercoledì prossimo, quando il Parlamento dovrà votare sulla relazione del ministro Bonafede sullo stato della giustizia, anche le riforme sembrano destinate a “ballare”, messe a rischio dai numeri risicati della maggioranza nelle Commissioni di Camera e Senato.

“Sulla riforma della giustizia di Bonafede non pensiamo nulla di buono” dice Davide Faraone, capogruppo al Senato di Iv,confermando la linea dettata da Matteo Renzi, deciso a votare contro Bonafede e le sue riforme. Il rischio che il governo mercoledì vada sotto è concreto. Soprattutto al Senato.

“Alla Camera non dovrebbero esserci problemi ma al Senato con questi numeri dipende da cosa fa l’opposizione”,ammette il deputato del Pd Emanuele Fiano. Intanto anticipa il suo “no” l’ex M5S Mario Giarrusso . E il senatore di Forza Italia Luigi Vitali, che indiscrezioni davano vicino all’appoggio al governo Conte, spiega che non potebbe mai “sostenere un governo che ha come ministro della giustizia Alfonso Bonafede”.

L’opposizione non sembra intenzionata ad aiutare la maggioranza.Da Forza Italia, la senatrice Fiammetta Modena, membro della Commissione giustizia di Palazzo Madama, parla di “un anno nero per la giustizia”.

Se pure mercoledì il governo dovesse farcela, l’iter delle riforme nelle Commissioni potrebbe diventare un Vietnam. Non a caso ieri il presidente della Commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni (M5S) ha lanciato l’allarme: le riforme su processo civile e penale, Csm e ordinamento giudiziario “sono parte integrante del Piano nazionale di resilienza e ripresa, sarebbe un gravissimo errore ostacolarle”.

In bilico c’è anche la riforma della prescrizione,da sempre osteggiata da Renzi: il termine per gli emendamenti scade il primo febbraio e non è escluso che Iv possa fare fronte comune con l’opposizione. Così come l’incidente potrebbe essere dietro l’angolo in Commissione Affari costituzionali della Camera sulla legge per la separazione delle carriere in magistratura, a cui il governo è contrario. Di fronte a uno scenario più che problematico, il ministro sceglie oggi la strada del silenzio.

Resta la constatazione dell’annuncio del voto contrario di Renzi alla sua relazione, senza nemmeno averla letta e pur avendo concorso alle riforme e agli interventi che saranno illustrati in Aula. Tra l’altro l’impegno per il 2021 si concentra tutto sul rispetto delle scadenze per gli investimenti previsti nel Recovery plan, che ammontano in tema di giustizia a quasi 3 miliardi. Somme che mirano ad azzerare l’arretrato e consentire alla giustizia – ne è convinto Bonafede – di diventare il “motore per la ripartenza del Paese”: “Il recupero di efficienza della giustizia – viene fatto osservare da via Arenula – è condizione essenziale per l’approvazione in sede europea del Recovery plan”.

(di Sandra Fischetti/ANSA)