Banche: salgono prestiti Italia ma è gelata in Europa

Facciata della Banca d'Italia.
Facciata della Banca d'Italia. (ANSA)

ROMA.  – La ripresa della pandemia “gela” le richieste di credito alle imprese in Europa a fine anno ma l’Italia si muove in controtendenza (+8% a dicembre) grazie alle misure straordinarie varate dal governo e alla tradizionale forte relazione fra aziende e banche del nostro paese.

Le imprese si rivolgono agli istituti di credito per costituire riserve di liquidità in modo da superare la crisi. Come spiega la Banca d’Italia nell’indagine sul credito bancario in ámbito Bce infatti la domanda riflette “la perdurante scarsità di scorte e capitale circolante, maggiori esigenze di rifinanziamento, nonché un calo dell’autofinanziamento”.

Anche per questo (e per il lockdown ancora in corso) prosegue e anzi accelera il rialzo dei depositi (+10,3%) segno di una maggiore propensione al risparmio delle famiglie e di cautela negli investimenti aziendali. Si vedrà nei prossimi mesi, con l’allargamento della copertura vaccinale, se i consumi, specie di servizi e di beni non necessari, torneranno a risalire e la fiducia farà tornare le aziende a investire non solo nei settori esclusi dalla pandemia.

“Le banche non stanno facendo mancare il sostegno all’economia reale” spiega il vice dg dell’Abi Gianfranco Torriero “per traghettarle verso la nuova normalità quando si sarà attenuata questa situazione straordinaria che dura oramai da quasi un anno”.

Ma nel resto d’Europa, come nota il “Banking lending survey” della Bce, la spinta al credito per contrastare lo shock pandemico tramite le massicce iniezioni di liquidità dei prestiti Tltro rischia di mostrare i propri limiti.

L’analisi dell’istituto centrale riporta una percentuale netta negativa del 12,42% delle banche dell’Eurozona che registrano un’espansione della domanda di credito da parte delle imprese rispetto a quelle che hanno registrato un’espansione, che fa seguito al 3,92% dei tre mesi precedenti dopo il “boom”, +62,16%, del trimestre estivo.

E c’è poi il tema sofferenze. Dal 1 gennaio sono in vigore le nuove regole della Ue in materia di “definizione di default e di calendario degli accantonamenti per i crediti deteriorati (cosiddetto “calendar provisioning”). Nei prossimi mesi inoltre le misure come le moratorie dovranno iniziare ad essere ritirate. La Bce e le altre autorità, nonchè lo stesso settore bancario, teme un’impennata dei crediti deteriorati.

Eppure le banche, specie quelle italiane, hanno dimostrato di saper ‘fare i compiti a casa’. Le sofferenze nette a dicembre sono scese ancora a 23,5 miliardi di euro con il cruciale rapporto con gli impieghi che si è ridotto all’1,35% a novembre. Certo sul comparto bancario italiano pesano ancora vari fattori di incertezza mentre sono da sciogliere i nodi sull’aggregazione di Mps e su alcune fragilità di banche medie e piccole.

Queste sono le più esposte alle conseguenze della crisi pandemica, ha ammonito qualche giorno fa il governatore Visco, chiedendo delle regole europee comuni (e un’assicurazione sui depositi europea) anche per questa tipologia di banche.

( di Andrea D’Ortenzio/ANSA)

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