Rientro in classe in quattro Regioni, emozione e proteste

Gli studenti del liceo Gioberti all'uscita dalla scuola dopo il primo giorno di didattica in presenza, Torino
Gli studenti del liceo Gioberti all'uscita dalla scuola dopo il primo giorno di didattica in presenza, Torino, 18 gennaio 2021 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – Chi è entrato in classe euforico, chi preoccupato per interrogazioni e verifiche che si profilano fitte all’orizzonte per le prossime settimane. Ma dopo quasi due mesi e mezzo di didattica a distanza non c’è stato studente, stamane, che non abbia tradito emozione nel rientrare nella propria aula e sedere in mezzo ai compagni.

Solo una parte però: l’ultimo dpcm prevede infatti che si possano accogliere ogni giorno il 50% degli alunni e fino ad un massimo del 75%. Fuori, a protestare, ieri, sono tuttavia rimasti in tanti: in diversi istituti nel Lazio ma anche in Molise e in diverse piazze italiane i ragazzi hanno manifestato perché, a loro dire, nulla è stato fatto per un ritorno in classe in sicurezza.

A rimettere piede nei propri edifici scolastici, sono stati circa 640 mila studenti, ovvero gli alunni delle scuole superiori nel Lazio, in Emilia Romagna, in Molise e in Piemonte. Si aggiungono agli studenti rientrati la scorsa settimana in Valle d’Aosta, Toscana e in Abruzzo. In Trentino Alto Adige gli studenti erano tornati sui banchi già dal 7 gennaio.

“Sono soddisfatto – ha commentato il direttore dell’Ufficio scolastico del Lazio, Rocco Pinneri – oggi non ci sono stati problemi né sui trasporti né nelle scuole. Merito del grande lavoro svolto da tutti, nell’interesse degli studenti”. Le corse in più previste nel Lazio per portare i ragazzi a scuola sono state 3100.

Lunedì prossimo dovrebbero rientrare nei loro istituti gli alunni in Campania, Puglia, Liguria e Umbria mentre i governatori del Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, Basilicata, Calabria e Sardegna hanno deciso che per i propri studenti se ne parla solo il 1 febbraio.

Intanto è stata convocata una riunione della Conferenza delle Regioni proprio per discutere della situazione sanitaria e del rientro degli studenti a scuola. Intanto stasera i governatori – su impulso del presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga – si sono incontrati in Conferenza delle Regioni e hanno chiesto all’unanimità la convocazione del ministro Speranza per domani o al massimo mercoledì.

Al centro delle perplessità dei governatori c’è il pronunciamento del Cts di ieri che tra l’altro li ha direttamente tirati in causa. “Voglio che il Cts scriva nero su bianco che non c’è pericolo di contagio”, ha detto oggi Fedriga. Intanto un gruppo di genitori friulani ha annunciato che presenterà un nuovo ricorso al Tar contro la seconda ordinanza firmata dal governatore che blocca la ripresa della didattica in presenza nelle scuole superiori. Un simile ricorso è stato presentato anche in Veneto da un gruppo di genitori.

“I colleghi delle Regioni sono abbastanza arrabbiati” sul tema della riapertura delle scuole”, ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia. Soddisfatta per come sta andando la ripartenza appare la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli. “Nelle Regioni e nelle Province autonome che hanno ripreso la didattica in presenza nelle scuole superiori – ha detto – a fronte dei 390 milioni stanziati dal Governo, sono stati attivati 23,4 milioni di km di corse aggiuntive, fino alla fine dell’anno scolastico”.

Il modello, insomma, ha funzionato. A far sentire la propria voce sono stati anche i tanti studenti esclusi dalla didattica in presenza o perché in zone ‘rosse’ (come la Lombardia e la Sicilia) o perché in Regioni i cui governatori hanno firmato ordinanze che posticipano l’apertura.

A Milano gli studenti delle scuole superiori continuano la protesta contro la didattica a distanza: è stato occupato un altro liceo, il classico Parini, che si trova nel centro città. “Capisco da una parte la protesta degli studenti e il loro desiderio di far sentire la propria voce ma certo in questo periodo questo tipo di aggregazioni non si dovrebbero fare”, ha ammonito il coordinatore del Cts Agostino Miozzo.

Il Comitato tecnico scientifico è stato netto nel ribadire “con convinzione l’importanza del ritorno in classe per gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado come condizione imprescindibile e non più procrastinabile per il grave impatto che l’assenza di esso ha sull’apprendimento e la strutturazione psicologica e di personalità degli studenti”, sottolineando che, in caso di mancata applicazione delle misure adottate dai tavoli di coordinamento presieduti dai prefetti, “debba essere rimandata al presidente della giunta regionale l’emanazione di provvedimenti per l’attuazione delle misure organizzative per il rientro in classe”.

(di Valentina Roncati/ANSA)