L’ultimo giorno di Trump, grazia per cento persone

Il Presidente Donald J. Trump.
L' ex presidente Donald J. Trump EPA/Oliver Contreras

WASHINGTON. – É un elenco infinito di nomi, almeno cento, quello che in queste ore giace sul Resolute Desk, la scrivania dello Studio Ovale. Sono i condannati a cui Donald Trump, nel suo ultimo giorno alla Casa Bianca, intende concederé la grazia o commutare la pena.

Una tradizione, quella del perdono last minute, che si tramanda da presidente a presidente, ma mai esercitata in maniera così diffusa. Sono infatti già 94 i provvedimenti di clemenza firmati in quattro anni da Trump, di cui ben 49 nella settimana prima di Natale.

Sulla nuova lista, a cui nel weekend Trump ha lavorato per ore con la figlia Ivanka e col genero Jared Kushner, vige il più stretto riserbo. Ma c’è da giurare che dentro siano compresi ancora una volta amici e alleati di sempre del tycoon, come il suo ex stratega Steve Bannon, finito nei guai per una truffa legata al muro col Messico, o il suo avvocato personale Rudolph Giuliani, che fino all’ultimo ha portato avanti gli sforzi per dimostrare la tesi delle elezioni truccate.

In un momento in cui appare sempre più isolato, Trump sente il bisogno di assicurarsi ancor di più la fedeltà di certi controversi personaggi, il motivo per cui a fine 2020 ha graziato tutti i suoi sodali coinvolti nelle indagini del Russiagate: Roger Stone, Michael Flynn, Paul Manafort, George Papadoupoulos.

A beneficiare della clemenza presidenziale prima della fine dell’era Trump ci sarebbero poi tanti colletti bianchi, dirigenti e funzionari pubblici finiti in carcere per reati legati a frodi fiscali, tangenti, corruzione. Reati giudicati minori o attribuiti secondo lui ingiustamente, che Trump in una sua ipotetica riforma della giustizia vorrebbe vedere depenalizzati.

Il perdono del presidente uscente dovrebbe essere concesso, secondo le indiscrezioni, anche ad alcune personalità del mondo dello spettacolo, come i popolarissimi rapper Lil Wayne e Kodack Black, che nel recente passato hanno dato il loro sostegno a Trump, creando shock e disorientamento anche tra molti dei loro fan. Wayne rischia dieci anni di prigione per possesso illegale di armi, Black sta scontando quattro anni di detenzione per comportamenti violenti e reati legati alla droga.

Salvo sorprese dell’ultima ora, non comparirebbero invece nel lungo elenco i nomi dello stesso Trump e dei membri della sua famiglia. L’ipotesi di usare i suoi poteri per graziare sé stesso e i figli, proteggendo tutti da future indagini e inchieste, sarebbe stata alla fine scartata.

Il capo dello staff della Casa Bianca, Mark Meadows, e il consulente legale Pat Cipollone avrebbero convinto il presidente uscente che i rischi di incostituzionalità di una ‘auto-grazia’ sono troppo elevati, oltre a favorire il diffondersi nell’opinione pubblica di un’idea di colpevolezza di Trump. Un aspetto quest’ultimo che The Donald vuole assolutamente evitare, anche perché da un recente sondaggio emerge che il 68% degli americani sarebbe contrario.

C’è un’altra idea che Trump non sopporta: quella di lasciare Washington da ex presidente. Così mercoledì dirà addio alla Casa Bianca di prima mattina, verso le 8, ore prima del giuramento di Biden previsto a mezzogiorno.

Difficile che sulla scrivania dello Studio Ovale lasci la tradizionale lettera al successore, rompendo così l’ultima tradizione. Quando arriverà a Mar-a-Lago, in Florida, sarà ancora presidente. E a Biden non avrà nemmeno dovuto chiedere l’Air Force One in prestito.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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