Fronda ristoratori ”apriamo”, ma protesta non decolla

Protesta di ristoratori a Bari: "aiuti subito o falliremo".
Protesta di ristoratori a Bari: "aiuti

ROMA. – Da Pesaro a Foggia,a Verona, fino a Milano: la fronda dei ristoratori che hanno annunciato l’apertura serale nonostante i divieti, corre per l’Italia all’insegna della campagna #ioapro ma la protesta non decolla.  E nonostante la disperazione vera di un settore in ginocchio, gli appelli alla disubbidienza hanno raccolto più adesioni simboliche che di fatto.

Una decina di ristoratori veronesi, a Foggia un flashmob nel pomeriggio di una cinquantina di titolari di bar, ristoranti e pizzerie, a Milano lo storico Don Lisander, ma con solo le luci accese e la cucina chiusa che ha promesso però di aprire domani; a Pesaro l’irriducibile ristoratore  Carriera che annuncia il tutto esaurito (con distanziamento); e poi inizitive sparse qua e là nella penisola.

Sembra così difficile raggiungere anche lontanamente i numeri di 20-30mila previsti da uno dei leader dei “grembiuli ribelli”, il ristoratore di Firenze Momi El Hawi, titolare di 3 ristoranti e che ha già accumulato 8 multe. Anche perchè le maggiori organizzazioni di categoria, Confcommercio e Confesercenti hanno stigmatizzato la protesta, mettendo in guardia dai rischi dell’illegalità (anche ai fini della licenza) e ne hanno preso fortemente le distanze, annunciando per lunedì un incontro con il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, al quale presenteranno “un piano per la ripartenza”.

Al governo i ristoratori chiederanno un cronoprogramma preciso per le riaperture; un intervento sulle locazioni dei locali; ristori da calcolare su base annuale; interventi che riaccompagnino per un periodo la ripresa con un alleggerimento del costo del lavoro sotto il profilo contributivo.

Un “piano preciso” con  “proposte concrete e di immediata applicabilità normativa” per risollevare uno dei settori più colpiti dalla crisi scatenata dalla pandemia e decisamente rilevante per la nostra economia. Secondo i dati di Fipe la ristorazione dá lavoro ogni anno a 1,3 milioni di persone, (donne il 52%) , genera un valore aggiunto pari a 46 miliardi di euro e con 21 miliardi all’anno rappresenta la seconda componente di spesa per i turista stranieri in Italia.

“Non rispettare la legge è la cosa più semplice ma che porta meno risultati, va bene per chi vuole strumentalizzare la disperazione della categoria, disperazione che capiamo benissimo e condividiamo” dice Roberto Calugi, direttore generale di Fipe Confcommercio.

“Sicuramente comprendiamo il disagio della categoria perchè siamo tutti operatori ma le cose si cambiano rispettando la legge: non è infrangendola che si ottengono risultati” afferma  il presidente di Fiepet Confasercenti che pure sottolinea come con il solo asporto il fatturato si riduca del 90%.

(Monica Paternesi/ANSA)

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