“La repressione in Cina mai così dura da Tienanmen”

Studenti indietreggiano durante gli scontri con la polizia di Hong Kong, armati di bastoni di bambu di ferro, ombrelli e molotov. Immagine d´archivio.
Studenti indietreggiano durante gli scontri con la polizia di Hong Kong, armati di bastoni di bambu di ferro, ombrelli e molotov. Immagine d´archivio. (Ansalatina)

GINEVRA.  – In Cina la repressione non è mai stata così dura dai tempi di Tienanmen, mentre gli Usa, “indifferenti” sotto l’amministrazione Trump sul tema dei diritti umani, “devono ora cambiare rotta”.

Human Rights Watch presenta a Ginevra il rapporto annuale su abusi e violazioni dei diritti umani nel mondo e punta il dito contro Pechino.

L’autoritarismo del governo cinese è peggiorato ulteriormente nel 2020, afferma l’organizzazione. “La Cina è nel pieno del suo periodo più buio sul fronte dei diritti umani dal massacro di Tienanmen del 1989”, denuncia Hrw al Guardian.

Nel capitolo cinese del rapporto si citano l’incremento della repressione delle minoranze etniche nello Xinjiang, Mongolia interna e Tibet, quella politica a Hong Kong e il tentativo di insabbiare l’insorgere della pandemia da Covid-19.

“L’intensificazione della repressione a Hong Kong e nello Xinjiang è emblematica del peggioramento della situazione dei diritti umani sotto il presidente Xi Jinping”. Inoltre, sostiene sempre Hrw, la risposta iniziale del governo cinese all’epidemia di coronavirus “ha dato priorità al controllo governativo piuttosto che alla trasparenza”.

Ad Hong Kong invece, lo scorso giugno Pechino ha imposto una legge sulla sicurezza nazionale draconiana e vagamente formulata, che rappresenta “il suo attacco più aggressivo ai diritti umani nel territorio dal trasferimento della sovranità nel 1997″.

Mentre nello Xinjiang, gli sforzi del governo ciñese per cancellare l’identità degli uighuri sono continuati. Le autorità cinesi continuano poi a mettere a tacere gli avvocati e gli attivisti per i diritti umani e a rafforzare le restrizioni su Internet e media. ”

Queste repressioni, insieme all’iniziale insabbiamento del Covid-19 da parte delle autorità, che ha contribuito alla pandemia globale”, hanno generato una crescente mobilitazione internazionale contro le violazioni da parte di Pechino, aggiunge Hrw.

“Questo slancio dovrebbe tradursi nel sostegno ad indagini indipendenti sullo Xinjiang, un nuovo mandato delle Nazioni Unite per monitorare le violazioni dei diritti umani e la fine dell’impunità del governo cinese per gravi violazioni”, afferma Sophie Richardson, direttrice di Hrw per la Cina.

Nel World Report 2021 di oltre 700 pagine, l’organizzazione esamina lo stato dei diritti umani in più di 100 Paesi. Nel messaggio introduttivo, il direttore esecutivo dell’organizzazione Kenneth Roth rivolge poi un appello al presidente eletto Usa, Joe Biden: “Dopo quattro anni con un presidente indifferente e spesso ostile ai diritti umani, l’elezione di Biden offre l’opportunità per un cambiamento fondamentale di rotta”.