Il dopo Brexit presenta i primi conti su scaffali britannici

Negozio alimentare a Notting Hill, Londra.
Negozio alimentare a Notting Hill, Londra. EPA/ANDY RAIN

LONDRA. – Quintali di frutti di mare bloccati alla dogana francese, sandwich al prosciutto confiscati ai camionisti in transito in Olanda, tariffe extra sulle banane provenienti dal Ghana e qualche buco negli scaffali della grande distruzione britannica, Irlanda del Nord in primis.

Restano per il momento scongiurati gli ingorghi stradali in prossimità della Manica, ma giorno dopo giorno le conseguenze della Brexit – temporanee o meno che siano – affiorano sempre più evidenti nel Regno Unito, sotto forma d’intoppi di vario genere, tra ostacoli burocratici ancora da digerire, cambiamenti strutturali e qualche dispetto incrociato.

A cominciare dai ritardi che sta registrando un numero crescente di supermercati del Regno per la fornitura di alcuni alimenti d’importazione europea: secondo il Daily Mail, iniziano per esempio a scarseggiare frutta e verdura fresca.

Difficoltà analoghe a quelle incontrate sulla trincea opposta dai commercianti nordirlandesi, con i prodotti provenienti dalla Gran Bretagna: secondo l’accordo di divorzio Belfast è rimasta infatti allineata agli standard sui beni UE, per garantire il mantenimento del confine aperto con Dublino come stabilito dagli accordi di pace del 1998, e dunque le spedizioni vengono sottoposte a controlli e dichiarazioni amministrative domestica anche nel transito interno al Regno Unito.

Dal primo gennaio Londra è ufficialmente fuori dal mercato unico e dall’unione doganale, ma – nonostante l’accordo di libero scambio, raggiunto in extremis dal governo di Boris Johnson con Bruxelles – i nuovi rapporti economici con l’Unione hanno comportato l’introduzione di verifiche e documenti doganali. Che inevitabilmente finiscono per rallentare la circolazione delle merci, come denuncia la Scottish Seafood Association, lamentando come alcuni carichi di frutti di mare scozzesi siano rimasti a lungo bloccati nel porto di Boulogne a causa di lunghe e minuziose ispezioni.

Un eccesso di zelo iniziale, forse, condiviso dalle autorità olandesi che nei giorni scorsi hanno confiscato ad un camionista inglese persino alcuni panini al prosciutto. Invocando il fatto che alcuni prodotti freschi non possono più circolare liberamente dal Regno all’Unione, soprattutto quelli di origine animale o derivati del latte.

Come se non bastasse il Regno – sebbene sia riuscito dopo il divorzio dal club dei 27 a replicare la maggior parte degli accordi commerciali di libero scambio stipulati dall’UE con Stati Terzi – non ha ancora fatto in tempo a sistemare le cose con partner come il Ghana, uno dei membri del Commonwealth. Con la conseguenza che i primi due carichi di cacao, tonno e banane provenienti dal paese africano sono stati sottoposti a dazi pesanti.

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