Pence andrà all’insediamento, è gelo con Trump

Il presidente Donald Trump e il Vice Presidente Mike Pence.
Il presidente Donald Trump e il Vice Presidente Mike Pence. (Photo by MANDEL NGAN / AFP)

NEW YORK. – “L’ho creato io, l’ho salvato da una morte politica e ora mi pugnala alle spalle”. Donald Trump lo va ripetendo da giorni con i suoi alla Casa Bianca: Mike Pence è ormai divenuto il nemico numero uno del presidente. E arriva proprio da Pence, l’uomo che se volesse avrebbe in mano l’arma per rimuoverlo coattivamente, l’ultimo schiaffo a The Donald.

Il vicepresidente parteciperà alla cerimonia di insediamento di Joe Biden, l’altro nemico giurato dell’inquilino della Casa Bianca. Fra Trump e Pence è gelo: non si parlano e non hanno contatti da quel ‘maledetto’ 6 gennaio, quando i sostenitori del presidente hanno attaccato il Congresso.

Pence era all’interno del Campidoglio ed è stato subito scortato in un luogo sicuro. Lì si attendeva di ricevere una telefonata del presidente, ma le sue attese sono state deluse. Trump era incollato alla televisione, contento per le scene davanti ai suoi occhi e non capiva come mai chi intorno a lui non fosse altrettanto soddisfatto della sospensione del processo di certificazione del risultato elettorale.

A turbare Trump era solo l’aspetto fisico dei suoi sostenitori che, dal piccolo schermo, apparivano come ‘animali’. Furioso per la sospensione da Twitter e Facebook, Trump non si vede pubblicamente da giorni. La sua prima uscita pubblica dall’assalto al Congresso è attesa martedì 12 gennaio, quando volerà in Texas al confine con il Messico per lodare i risultati raggiunti dalla sua amministrazione con il muro per fermare gli immigrati illegali.

Un’occasione che Trump, messo a tacere dai social, potrebbe sfruttare per rivolgersi ai suoi sostenitori e attaccare la Silicon Valley, distraendo così l’attenzione dalle sue difficoltà. Ma i suoi piani potrebbero essere complicati dal voto alla Camera, forse proprio martedì, per un suo secondo impeachment.

Secondo indiscrezioni il presidente sarebbe stato rassicurato dai suoi legali: la messa in stato di accusa è una fuga in avanti dei democratici che con molta probabilità non avrà alcun successo in Senato. Il presidente sarebbe anche fiducioso sul fatto che Pence, alla fine, non lo rimuoverà.

Dallo staff del vicepresidente trapela comunque che un ricorso al 25/o emendamento non è da escludere, soprattutto nel caso Trump divenisse ancora “più instabile”. All’interno dell’amministrazione si parla della possibilità di rimozione di Trump. Il segretario di stato Mike Pompeo e quello al Tesoro Steven Mnuchin sarebbero stati coinvolti nel dibattito ma non sarebbero interessati a procedere.

Blindato alla Casa Bianca e con pochissimi contatti – fra i quali il capo dello staff Mark Meadows e il genero Jared Kushner – Trump sarebbe pentito di essersi impegnato a una transizione pacifica nel video diffuso mentre gli scontri in Congresso erano ancora in corso.

Un video al quale sarebbe stato convinto dalla figlia-consigliera Ivanka Trump e da alcuni membri dell’amministrazione, che lo avrebbero affrontato faccia a faccia nello Studio Ovale e gli avrebbero detto a chiare note che non farlo avrebbe potuto esporlo ad azioni penali. Azioni che rischia in ogni caso ma che non sembrano, almeno per ora, agitarlo.

La sua attenzione in questi ultimi 10 giorni di fuoco è sulla concessione della grazia a molti dei suoi, inclusi i figli e forse, in sfregio ai democratici, anche a se stesso.

Lascia un commento