Governo: Iv boccia il Recovery plan. La crisi si avvita

Il premier Giuseppe Conte durante il vertice Ue, Bruxelles, 10 dicembre 2020.
Il premier Giuseppe Conte durante il vertice Ue, Bruxelles, 10 dicembre 2020. (Filippo Attili - ufficio stampa Palazzo Chigi)

ROMA. – A un passo dal baratro: la rottura e la conta, in Aula al Senato. Si trova lì, il governo Conte 2. La crisi si avvita: la nuova bozza di Recovery plan, inviata ai partiti dopo ore di tensione e “irritazione” tra Iv e gli alleati, non sembra soddisfare il partito di Matteo Renzi: “A una prima lettura è un maquillage, non una riscrittura”, dicono a taccuini chiusi.

Il Pd avverte: Conte non è sostituibile, se Iv romperà, si andrà alla conta in Aula e poi eventualmente al voto. E’ la benedizione, commentano i renziani, dell’operazione “responsabili”, che “ha scelto Conte” e che starebbe “decollando” con l’obiettivo di spaccare Iv e sostituirla con un nuovo gruppo. “Non è quello il nostro obiettivo – scuote la testa un ministro Dem – ma è sempre più complicato uscirne, al di là delle volontà di ciascuno. Così salta il governo”.

Uno spiraglio, assicurano i più ottimisti, ancora c’è: i pontieri sono al lavoro per aprire davvero il tavolo del confronto. Ma il tempo corre: una riunione di Conte con i capi delegazione venerdì sera dovrebbe siglare l’intesa sulla bozza del Recovery plan da portare in Consiglio dei ministri nelle ore successive, probabilmente sabato. Solo dopo si aprirebbe – questa la “road map” condivisa da Conte, Pd, M5s e Leu – il tavolo sugli altri temi del programma di governo e la trattativa per il rimpasto.

Ma Renzi vuole vedere tutte le carte insieme e vuole che Conte molli la delega ai Servizi e riparta da dimissioni e un Conte ter. Un iter cui Conte non è disponibile. Ecco perché prevale il pessimismo, si ipotizza la rottura in Cdm con le dimissioni delle ministre renziane. A quel punto sarà chiaro, osservano i contiani, che al dialogo offerto dal premier è stato Renzi a chiudere.

Ma Iv non vuole il cerino della crisi: “Se si rompe, è per volontà di Conte che vuole sostituirci, Renzi lo dirà in Aula al Senato. Il Conte ter è già morto”.

A questa dinamica assiste il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in questa fase osservatore di una crisi che non è nelle sue mani. Il momento storico, con la pandemia che morde e il rilancio da preparare, sconsiglierebbe di aprire una crisi di governo. Ma se accadesse, in ambienti parlamentari escludono che al capo dello Stato possa essere gradito un governo che nasca con il solo scopo di evitare le elezioni.

Lo dice anche Andrea Orlando, dal Pd, che sulle spalle di un gruppo di responsabili – ognuno mosso dai suoi interessi – nascerebbe una maggioranza “friabile”. Un esperimento del genere, scommettono i più, avrebbe vita breve e difficile, a partire dalle commissioni.

Nicola Zingaretti nelle prossime ore alla direzione del partito dovrebbe indicare l’obiettivo di un vero rilancio, su programma e Recovery. Ma i Dem avvertono Renzi che non farebbero “barricate” contro la nascita di un esperimento del genere: Goffredo Bettini definisce Conte il “pilastro” dell’alleanza giallorossa, se cade lui si va alla conta in Aula e poi eventualmente al voto. Larghe intese con Lega e Fdi non sono possibili, assicurano i Dem.

E anche tra le fila M5s sembra prevalere il ‘partito’ filo-premier. Gli alleati scelgono Conte. A questo punto circolano voci di una spaccatura (smentita dai renziani) dei gruppi Iv e della nascita di un gruppo con centristi, Maie ed ex M5s. Ad ora i conti non tornano, ma almeno tre renziani avrebbero bussato alla porta Pd e i contatti tra Renzi e Berlusconi per preparare soluzioni alternative non sarebbero andati a buon fine.

Uno scenario di unità nazionale potrebbe essere sostenuto dal Cavaliere e anche dalla Lega, osservano fonti di opposizione, ma il Pd si è messo di traverso e anche Fdi potrebbe non starci.

E’ in questo clima che si prova a confrontarsi sul Recovery plan. Un lungo tira e molla si protrae per ore, con il rifiuto di Iv di incontrare il ministro Roberto Gualtieri, che mercoledì aveva visto Pd, M5s e Leu, prima di aver letto la nuova bozza del Recovery.

“Irritazione” e “sconcerto” fa trapelare Teresa Bellanova lamentando disparità di trattamento dagli alleati. Nel pomeriggio, una bozza di sintesi viene inviata a tutti i partiti: “Non è il piano, solo una tabella e alcune linee che non danno risposte a nostre domande, dalla cybersecurity, alla governance”, lamentano da Iv. E aggiungono che sono sì aumentati i fondi alla sanità, ma spostandoli dai fondi per la coesione, extra Recovery.

Sulla governance il ministro Enzo Amendola evoca un confronto in Parlamento che porti magari ad assegnare la delega – come suggerisce l’Ue nelle sue linee guida – a un ministro, se non alla creazione di una struttura di missione. E’ una delle novità che potrebbe emergere da un rimpasto, se si trovasse una via per un accordo con Iv e una ripartenza del governo. Ma in queste ore una soluzione senza aprire la crisi e che porti al rimpasto sembra un po’ più difficile.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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