Mossa di Conte su Recovery e rimpasto. Renzi: “E’ solo l’inizio”

Renzi nel programma Porta a porta. Sullo sfondo la foto del premier Giuseppe Conte.
Renzi nel programma Porta a porta. Sullo sfondo la foto del premier Giuseppe Conte. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – “Rafforzare la coesione della maggioranza e la solidità della squadra di governo” come “premessa imprescindibile” per andare avanti. Ecco il segnale di Giuseppe Conte, quello che nel Pd considerano un “primo passo” per provare a sciogliere la semi-crisi di governo.

Il premier fa entrare nel vivo la riscrittura del Recovery plan, accogliendo molte delle proposte dei partiti, inclusa Iv, ed evoca il rimpasto. E’ quello che sembra offrire a Matteo Renzi: un’intesa sul piano e un cambio di ministri ‘mirato’, senza passare prima da sue dimissioni. Se Iv alzerà troppo l’asticella, è l’opinione unanime nella maggioranza, resta l’ipotesi di un redde rationem in Senato, con un voto di fiducia.

“Aspettiamo le carte del Recovery e risposte su tutti gli altri temi posti, dal Mes ai Servizi, dalla giustizia alle riforme”, dicono da Iv. E Renzi in tv dichiara: “Se Conte è in grado di governare faccia, o toccherà ad altri”. E’ al tavolo del Recovery plan, dov’è iniziata, che si gioca la partita decisiva tra Conte e Renzi.

I ministri Dem Roberto Gualtieri, Enzo Amendola, Peppe Provenzano, portano al premier una bozza di piano riscritta, con più investimenti e meno incentivi, più soldi alla sanità, ai giovani, agli asili nido. Pd e M5s fanno trapelare la loro soddisfazione perché le loro richieste sarebbero in gran parte accolte e anche Iv ammette che la direzione sembra quella giusta.

La ‘road map’ prevederebbe ora l’invio nelle prossime ore della bozza ai partiti, un nuovo confronto nelle successive 24 ore con Gualtieri, poi una riunione di sintesi di Conte con i capi delegazione e un Consiglio dei ministri dove mettere alla prova la tenuta dell’accordo, vista la minaccia sul tavolo di dimissioni delle ministre renziane.

Si era ipotizzato il Cdm venerdì, ma i tempi sembrano allungarsi ancora, Conte annuncia “a breve” una sintesi, per poi avviare un confronto con Parlamento e parti sociali: si userà il tempo necessario per poi “accelerare” e “correre insieme”.

Piena disponibilità al dialogo, sottolinea il premier, ma con un “limite” di “responsabilità” e di “tutela dell’interesse generale” che Conte non intende superare. Il tentativo, osserva un ministro, è stanare Renzi, metterlo alla prova sui contenuti, lasciargli il cerino – e la responsabilità – di una eventuale crisi. Se così non fosse, sarebbe pronto quello che il leader di Iv chiama lo schema “Grillo-Travaglio”: la sfida in Aula al Senato, dove potrebbe coagularsi un gruppo di “responsabili”.

Beppe Grillo la evoca in un post sul suo blog, in cui riprende una lunga orazione di Cicerone (Conte) contro il congiurato Catilina (Renzi): “Quo usque tandem (fino a che punto) approfitterai della nostra pazienza? Le porte sono aperte, vattene”, cita. Anche Massimo D’Alema si schiera con Conte: “Non credo che possa passare per la mente di nessuno l’idea di mandare via da Palazzo Chigi l’uomo più popolare del Paese per fare un favore a quello più impopolare”.

E il Pd, con Andrea Orlando, avverte l’alleato: se salta questo governo c’è il voto e anche lo schema di un governissimo (magari, come auspica Renzi, con Mario Draghi o Marta Cartabia premier) non sarebbe praticabile perché il Pd sarebbe in “grande imbarazzo” a governare con Meloni e Salvini. “Non ci sarà voto né governo di scopo. Se Conte vuole venire in Aula, lo aspettiamo”, è la risposta del senatore di Rignano. E nella chat con i suoi parlamentari scrive: “Continuano a fare proposte indecenti ai nostri senatori” per passare ai “responsabili”.

In realtà l’operazione di sostituire Iv resta difficile e sgradita a Pd e M5s, perché darebbe vita a una “maggioranza raccogliticcia” e renderebbe ingovernabili le commissioni parlamentari. La strada maestra, dice Nicola Zingaretti, è che Conte porti avanti la sua iniziativa sui contenuti. Anche se, nota un esponente della minoranza Pd, il premier nel suo post su Facebook parla solo di Recovery non degli altri temi come la legge elettorale.

Sullo sfondo, resta una trattativa già aavviata sul rimpasto. Conte apre a interventi mirati e – dicono dalla maggioranza – anche a cedere a un fedelissimo la delega ai Servizi, non a un Conte ter che passi da sue dimissioni “al buio”. Si ipotizza per il Pd un vicepremier come Andrea Orlando e il Viminale per Lorenzo Guerini, con il renziano Ettore Rosato alla Difesa, Stefano Patuanelli che passa alle Infrastrutture, un altro ministro M5s allo Sviluppo economico e il Lavoro che passa a una ministra Pd. Solo ipotesi.

“Prima i contenuti, poi le formule”, scrive Renzi ai suoi. “Se Conte pensa – dice un dirigente Iv – di aver chiuso la verifica di governo con un post su Facebook, non ha capito nulla. Siamo appena all’inizio”.

(Di Serenella Mattera/ANSA)

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