L’Italia ricorda Piersanti Mattarella: “Esempio per tutti”

Funerali Piersanti Mattarella in una foto di archivio
Funerali Piersanti Mattarella in una foto di archivio ANSA

PALERMO. – Stava portando avanti la sua azione per una Sicilia con le carte in regola, contro la mafia e il malaffare. Ma l’attività innovativa del presidente della Regione, Piersanti Mattarella, 44 anni, venne bloccata la mattina di domenica 6 gennaio 1980, in via della Libertà a Palermo, da colpi di pistola esplosi da un sicario.

Lo statista era appena entrato in una Fiat 132 insieme alla moglie Irma Chiazzese, ai figli Maria e Bernardo e alla suocera per andare a messa. Tra i primi a soccorrerlo ci fu il fratello Sergio, attuale capo dello Stato, che lo prese tra le sue braccia. Scrissero i magistrati che condussero le indagini sul delitto: “Mattarella voleva bloccare proprio quel perverso circuito (tra mafia e pubblica amministrazione) incidendo così pesantemente proprio su questi illeciti interessi”.

E oggi a 41 anni da quella tragica mattinata i vertici istituzionali italiani e il mondo della politica e della società civile gli hanno reso omaggio. A Palermo è stata organizzata una cerimonia sul luogo dell’agguato con una deposizione di corone di fiori. “Di quell’ora buia rimane vivo il ricordo e l’esempio di un uomo delle istituzioni che ha creduto nella forza dello Stato di sconfiggere la mafia e la corruzione e ha combattuto per i suoi ideali e la sua Sicilia sempre a testa alta”, scrive su Twitter il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

“Mattarella voleva cambiare la Sicilia, la sua terra, riaffermando il valore della legalità. Resta un esempio di coraggio per tutti gli italiani e un modello a cui ispirarsi nell’amministrazione della cosa pubblica”, afferma il presidente del Senato, Elisabetta Casellati.

“Ispirato da un profondo senso dello Stato e della legalità, aveva sempre inteso la politica come responsabilità e servizio alla collettività, finendo per pagare con la vita il suo impegno per una Sicilia finalmente libera dalle sopraffazioni e dalle violenze mafiose”, sottolinea il presidente della Camera, Roberto Fico.

“E’ un dovere per tutte le istituzioni continuare a trasmettere alle nuove generazioni il suo esempio e il suo coraggio perché ebbe la forza di condurre fino in fondo la sua battaglia per la legalità e contro ogni tipo di collusione mafiosa”, sostiene il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

La commemorazione dell’anniversario dell’uccisione, nel capoluogo siciliano, è avvenuta nel rispetto delle norme anticovid per evitare assembramenti davanti alla lapide che ricorda l’assassinio. Erano presenti i familiari di Piersanti Mattarella. Sono intervenuti per prima i rappresentanti dell’esercito, poi è stata la volta del vicepresidente della Regione Gaetano Armao e dell’assessore Toto Cordaro in rappresentanza del governo regionale.

A seguire il prefetto di Palermo Giuseppe Forlani, il comandante provinciale dei carabinieri Arturo Guarino, il questore di Palermo Leopoldo Laricchia e il comandante provinciale della Guardia di Finanza Antonio Nicola Quintavalle Cecere. Poi è stata la volta del sindaco di Palermo Leoluca Orlando che ha deposto un mazzo di fiori. Tutti concordi nell’affermare che non bisogna abbassare la guardia nella lotta a Cosa nostra.

“L’esempio di Mattarella resta un riferimento per quanti sono impegnati nella buona politica, quella che persegue il giusto e non l’utile”, ammonisce il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. “Mattarella fu ucciso da un sistema criminale e politico che considerava un ostacolo ai propri sporchi affari la presenza di un presidente della Regione che stava avviando la Sicilia ad un cambiamento profondo”, osserva Orlando.

Tra le sue azioni di rinnovamento e legalità ci furono, ricorda il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè: “la riforma urbanistica, quella sugli appalti, che hanno costituito importanti fasi di sviluppo”. “Un esempio per tutte le donne e gli uomini nelle istituzioni”, dice la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. “Un sogno per tutte le persone oneste”, chiosa Pietro Grasso, senatore di Leu.

Ma il rammarico di Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni e presidente della Fondazione che del giudice porta il nome è che “restano troppe ombre sul suo omicidio a cominciare dall’identità degli esecutori materiali, rimasti impuniti per troppo tempo. L’auspicio è che le indagini, seppure con le difficoltà degli anni trascorsi, vadano avanti e che finalmente sia fatta piena luce sulla morte di un politico scomodo non solo per Cosa nostra”.

(di Giovanni Franco/ANSA)