Svolta storica, l’Argentina dice ‘sì’ all’aborto

Manifestazioni pro-aborto sulla piazza antistante il Congresso a Buenos Aires.
epa08910737 Demonstrators camp outside Congress awaiting the Senate's voting on the legalization of abortion, in Buenos Aires, Argentina, 29 December 2020. While the rest of the world exhaustedly counts the hours for the atypical 2020 to end, Argentina is on the streets on 29 December awaiting the result of the vote in the Senate on the abortion law: one of the most important days of the year for the southern country is the penultimate. It will also be the penultimate, since thousands of attendees are expected to hold a vigil in the Plaza del Congreso during the early morning while the parliamentary discussion drags on until a decision is finally known, in the early hours of 30 December.

BUENOS AIRES.- Svolta storica in Argentina: il Paese ha approvato la legge sull’aborto dopo anni di battaglia delle donne che oggi festeggiano il traguardo, mandando in soffitta una legge dell’inizio del 1900 che considerava l’interruzione di gravidanza un delitto, salvo nei casi di violenza sessuale o pericolo di vita per la madre.

Al termine di una seduta durata oltre 12 ore fino all’alba, e il cui risultato fino alla vigilia non era scontato, l’esito del voto (38 a favore e 29 contrari) è stato annunciato dalla presidente del Senato, Cristina Fernández de Kirchner: poche parole, ‘Il progetto è approvato!’, accolte da un boato di gioia dalla piazza davanti al Parlamento che attendeva da quasi 24 ore l’esito della votazione.

Tanti abbracci gridando ‘vittoria’, sventolando i ‘pañuelos verdes’ (i fazzoletti verdi) mentre i sostenitori del ‘Movimento per la Vita’, hanno ripiegato mestamente i loro ‘pañuelos celestes’. E si aggrappano ora alla speranza suscitata da una senatrice, Silvia Elías de Pérez, che ha annunciato di voler presentare un ricorso alla Corte suprema per denunciare l’incostituzionalità della legge.

La norma, che prevede l’interruzione volontaria della gravidanza fino alla 14ma settimana di gestazione, fa inoltre dell’Argentina uno dei pochissimi Paesi dell’America Latina in cui l’aborto volontario è legale. Fra i primi a esprimere soddisfazione è stato lo stesso presidente della repubblica, Alberto Fernández: da “oggi siamo una società migliore che amplia i diritti alle donne e garantisce la salute pubblica”.

Da parte sua Vilma Ibarra, sottosegretario per le Questioni legali della Presidenza, a cui si deve la scrittura del testo, ha detto via Twitter di sperare che “d’ora in poi non vi sia più una sola donna costretta a morire per un aborto clandestino”.

Di parere ovviamente molto diverso la Conferenza episcopale argentina che in un documento ha sostenuto che la legge “approfondirà ulteriormente le divisioni esistenti nel Paese”, e mostra “la lontananza della classe dirigente dai sentimenti della gente, che si è espressa in vari modi a favore della vita”.

I media di Buenos Aires hanno anche riferito un brano del discorso del papa argentino, Jorge Bergoglio, nel corso dell’ultima udienza generale dell’anno, leggendovi un riferimento indiretto a quanto accaduto in Senato. “Tutti nasciamo – ha detto il pontefice – perché qualcuno ha desiderato per noi la vita” e “vivere è prima di tutto aver ricevuto la vita”.

L’approvazione di questo provvedimento fa non solo diventare l’Argentina il sessantasettesimo Paese al mondo a legalizzare l’interruzione della gravidanza ma apre anche una breccia nelle resistenze finora prevalenti su questo tema in America latina: solo Cuba, Uruguay, Guyana e Città del Messico (ma non il resto del Paese) dispongono di una legge sul tema.

(di Maurizio Salvi/ANSA)

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