Israele verso le urne, è la quarta volta in due anni

Il primo ministro d'Israele Benjamin Netanyahu (S) stringe la mano di Benny Gantz (D) con chi condivideva il governo. Al centro, il presidente d'Israele Reuven Rivlin.
Il primo ministro d'Israele Benjamin Netanyahu (S) stringe la mano di Benny Gantz (D) con chi condivideva il governo. Al centro, il presidente d'Israele Reuven Rivlin. Immagine d'archivio. (ANSA/EPA/ABIR SULTAN)

TEL AVIV. – Conto alla rovescia per il governo Netanyahu-Gantz e nuove elezioni per Israele. Entro poche ore – a meno di improbabili colpi di scena  – la Knesset si scioglierà e per la quarta volta in circa 2 anni il paese andrà di nuovo alle urne tra 3 mesi: con tutta probabilità il 23 marzo.

Così stabilisce la legge in mancanza del varo della finanziaria entro il 23 dicembre. E la Knesset ha bocciato anche il tentativo di spostare con una leggina dell’ultimo momento la data da domani al 5 gennaio.

Lo  scoglio del bilancio è stato così fatale per il governo di unità nazionale tra il Likud e Blu Bianco, nato a maggio scorso sotto la spinta e l’urgenza di combattere la pandemia, come sostennero sia Netanyahu sia Gantz, fino ad allora avversari senza esclusioni di colpi. La mancata approvazione, da agosto scorso, della finanziaria è stata la formalizzazione di un dissidio costante e profondo tra due forze lontane mille miglia l’una dall’altra.

Va ricordato che Gantz era arrivato alla ribalta politica – da ex capo di stato maggiore dell’esercito – proprio per spodestare, alla guida delle forze centriste e di sinistra, il premier più longevo della storia di Israele. Un “Mago” – come lo chiamano i suoi sostenitori – azzoppato anche dall’incriminazione per corruzione, frode e abuso in tre distinte indagini ora in discussione in un Tribunale di Gerusalemme.

La “buccia di banana” del bilancio  – Netanyahu lo voleva solo per il 2020, Gantz anche per il 2021 in rispetto all’accordo di governo – in realtà nasconde argomenti sostanziali. Tra questi le prossime nomine del Procuratore Generale dello Stato e dell’Avvocato del Governo che spettano al ministro della giustizia, Avi Nissenkorn (Blu Bianco) in accordo con l’esecutivo. Due designazioni decisive in costanza del processo a Netanyahu.

Nel tempo, l’intesa tra i due partiti è  è scomparsa anche sull’ accordo di governo che la premiership passasse a Gantz (attuale ministro della difesa) dopo un anno e mezzo di Netanyahu al comando. Una clausola – hanno avvertito fin dall’inizio gli analisti – difficile per il “Mago” da digerire: lasciare il podio e diventare  “premier alternato”  come è oggi – con una formula che la dice lunga – Gantz.

Infine, le mancanze di educazione istituzionale da parte di Netanyahu lamentate più volte dal leader di Blu Bianco: non solo per quanto riguarda gli Accordi di Abramo ma anche, ad esempio, per l’incontro segreto tra il premier il principe ereditario saudita Bin Salman. Ora non resta dunque che il voto e questo non sembra favorire nessuno dei due.

Netanyahu – che avrebbe preferito andare alle urne a maggio onde affrontare da premier il processo e gestire con successo la campagna vaccinale contro il Covid – è insidiato da Gideon Saar, ex potente uomo del Likud. Saar ha fondato un suo partito e potrebbe diventare punto di riferimento di una destra (da Bennett a Lieberman) decisa  a voltare pagina con Netanyahu. Il suo partito, “Nuova Speranza” è accreditato dai sondaggi come seconda formazione (19 seggi) nella nuova Knesset.

Diverso il destino di Gantz che sembra oramai abbandonato dal favore dell’opinione pubblica di centrosinistra che lo votò e che si sentì tradita dalla sua decisione di accettare un governo con Netanyahu. Dopo aver subito la scissione da Blu Bianco del potente Yair Lapid – in ascesa – l’uomo che aveva avuto 33 seggi, ora ne porterebbe a casa, in base ai sondaggi, solo 6.

(di Massimo Lomonaco/ANSA)

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