Conte “riapre” Recovery e punta alle Camere, Iv al bivio

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha illustrato in conferenza stampa le nuove misure per il contenimento dell'emergenza da Covid-19.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha illustrato in conferenza stampa le nuove misure per il contenimento dell'emergenza da Covid-19. (Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

ROMA. – La “riapertura” del dossier Recovery Plan a partire dai suoi contenuti. La creazione di un gruppo di lavoro ad hoc di maggioranza. L’approdo finale in Parlamento. In tre mosse Giuseppe Conte tenta di bagnare le polveri dei renziani ed evitare una crisi di governo.

La tensione con Italia Viva resta comunque altissima ma, nel frattempo, il capo del governo le sue concessioni le mette sul tavolo: di fatto quel Consiglio dei ministri al quale fu presentata la bozza del Piano di Ripresa e Resilienza è stato cancellato. E l’obiettivo, spiega Conte, ora è portare la bozza finale in un Cdm entro l’anno: “discutiamo ma andare oltre sarebbe imperdonabile”, sottolinea.

Il premier non aveva scelta e la sua strada comunque resta in salita anche perché, se da un lato c’è il sì ad una maggiore collegialità, dall’altro c’è il nodo tempi, non aggirabile. La nuova serie di incontri che il presidente del Consiglio organizza sul Recovery non prevede la presenza di leader politici ma delle compagini governative delle singole forze, accompagnate dai capigruppo e da chi, in queste settimane, ha lavorato al dossier.

Il telaio del Recovery Plan non verrà rivoluzionato ma qualcosa di sostanziale cambierà. Anche se la novità politica del giorno è la creazione di un gruppo di lavoro ad hoc composto dai rappresentanti delle forze di maggioranza. Proposta che viene dal M5S, che per primo vede Conte. “Non poteva essere tutto appannaggio di un ristretto numero di ministri”, spiega uno dei pentastellati che partecipa all’incontro di Palazzo Chigi.

Il gruppo di lavoro potrebbe servire a sminare due micce: quella di Iv, innanzitutto, ma anche quella delle tensioni interne tra le basi parlamentari dei singoli partiti della maggioranza e i rispettivi ministri. “Possiamo discutere di tutto ma facciamolo nel merito, ne va della credibilità del Paese”, è il messaggio recapitato dal premier alla maggioranza.

Ed è una mossa che, forse, può allontanare la crisi, si ragiona nella coalizione. “Ieri sera qualcosa è cambiato. Conte ha convocato una serie di riunioni che sono cominciate oggi. Mi sembra un fatto positivo”, sottolinea il presidente di Iv Ettore Rosato, che solo 24 ore fa parlava di una fiducia della maggioranza evaporata nei confronti del premier.

Per ora, tuttavia, si naviga a vista. E Matteo Renzi tiene alta la tensione e in mattinata attacca sulle misure anti-Covid e rilancia sul Mes sanitario. Innescando l’indiretta replica del premier: “Le risorse sulla sanità non sono solo dirette ma ci sono progetti trasversali, come per l’efficientamento degli ospedali”, spiega il premier incontrando la delegazione Pd.

Delegazione che plaude allo sblocco dell’impasse sul Piano ma avverte che bisogna “consentire la discussione in Parlamento e l’apertura di un dibattito nel Paese, con le parti sociali, le imprese, l’associazionismo, i giovani, le donne, le associazioni ambientaliste. È impensabile disegnare l’Italia del 2030 senza coinvolgere il sistema Paese.”

Conte ascolta e, da qui alle prossime ore, si muoverà di conseguenza mettendo in agenda incontri con parti sociali ed enti locali. L’obiettivo è garantire quella collegialità senza la quale non solo il Recovery ma anche il governo Conte II sarebbe andato avanti. “Sulla task force serve chiarezza, non può sostituire le istituzioni”, sottolineano i Democrat.

La struttura ce la chiede l’Ue “ma non non è pensabile né lo abbiamo mai fatto che sia centralizzata e invasiva”, assicura Conte promettendo, sul punto, “una soluzione ampia e condivisa”.

Crisi rientrata? No. Solo i prossimi giorni potranno dirlo ma una cosa è certa: Il presidente del Consiglio, nel caso Renzi continui per la sua strada, parlamentarizzerà la crisi. Non a caso, assicura che un voto decisivo della maggioranza emergerà già sul Recovery Plan.

“Il Piano nazionale deve riflettere e riflette le indicazioni del Parlamento sulle linee guida. Non vedo l’ora di mandare il documento di aggiornamento per poi ricevere ulteriori indirizzi e predisporci al piano finale, spiega Conte – affiancato dai ministri Roberto Gualtieri e Enzo Amendola – alla delegazione M5S. E chissà che, in Aula, sul Recovery Plan, qualche voto arrivi anche dall’opposizione.

“Non credo nei governi tecnici e non vedo un nuovo governo all’orizzonte. FI per il bene del Paese è a disposizione per lavorare con il governo che c’è, anche se questo governo non ci piace”, sottolinea Silvio Berlusconi.

Prima dell’approdo in Aula del recovery, Conte dovrà risolvere anche il rebus rimpasto, che torna d’attualità ogni volta che si allontana la crisi. E torna d’attualità anche quella delega ai Servizi ancora nelle sue mani, ma sulla quale aumenta il pressing interno alla maggioranza. Tutti nodi che saranno il dietro le quinte dei vertici sull’agenda di governo.

(di Michele Esposito/ANSA)