Renzi prende tempo e alza la posta. Braccio di ferro con Conte

Matteo Renzi, durante una trsmissione di Porta a Porta, sullo sfondo il premier Giuseppe Conte.
Matteo Renzi, durante una trasmissione di Porta a Porta, sullo sfondo il premier Giuseppe Conte.. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Matteo Renzi rinvia il confronto e alza la tensione con Giuseppe Conte. Slitta a giovedì mattina l’incontro del presidente del Consiglio con la delegazione di Italia viva. Motivazione ufficiale: Teresa Bellanova è impegnata a Bruxelles. Tra gli alleati serpeggia il sospetto che il leader di Iv, ritrovatosi isolato rispetto a M5s e Pd, prenda tempo.

Lui nega e rilancia: dice di non “pensarci neppure” a far cadere il governo ma evoca Mario Draghi e una nuova maggioranza in Parlamento e minaccia le dimissioni delle sue due ministre se non saranno accolte condizioni come il Sì al Mes.

Ma il premier non si mostra spaventato: andrà a vedere le carte. Conte apre a modifiche sulla governance del Recovery fund ma, a distanza, fa sapere di non essere lì per “galleggiare” o “riscaldare poltrone”. Il presidente del Consiglio chiude il primo ‘round’ della verifica di governo incontrando, dopo M5s e Pd, anche Leu. Tutti i tre partiti chiedono a Conte di andare avanti e ufficialmente nessuno chiede il rimpasto.

L’idea che circola nella maggioranza è che Conte sia disposto ad aprire a un cambio in corsa ma ‘pilotato’ e limitato: ciascun partito dica se vuole cambiare un proprio ministro con un altro esponente del suo partito, senza scambi di deleghe. Un rimpastino, non un rimpastone, anche in considerazione del fatto che in quel caso si dovrebbe passare da un voto di fiducia. Si vedrà.

Agli atti per il momento restano le istanze di ciascuno e la richiesta, ribadita con forza dal Pd, di cambiare passo. Se ci siano le premesse per farlo, poche certezze. Nicola Zingaretti elenca le priorità Pd: lavoro, con il problema dello stop al blocco dei licenziamenti a marzo, rilancio delle imprese, sanità (più risorse che, dice Andrea Marcucci, vuol dire anche Mes), protagonismo delle donne, scuola, fisco più giusto.

La delegazione Dem ha insistito sulla legge elettorale e chiesto più collegialità nel governo e sul Recovery fund, di coinvolgere le parti sociali e fare in fretta. “Serve sinergia nella gestione delle risorse”, dice Zingaretti. Conte, in un convegno presente anche Paolo Gentiloni, assicura che è una lettura sbagliata attribuirgli una gestione “padronale” del Recovery.

“Qualsiasi sia la forma” della governance del Recovery – aggiunge, aprendo a modifiche – servirà però una struttura di monitoraggio per garantire che non ci siano sprechi e l’esecuzione sia celere. “Dopo il passaggio in Cdm le Camere potranno esaminare il testo step by step e voteranno la versione finale e le parti sociali saranno coinvolte”, assicura, a smorzare le tensioni.

Tutto a posto? Non per Iv. I renziani sono convinti che il premier andrà loro incontro sul Recovery, magari trasformando la task force con i sei manager in una “normale” struttura di missione. Ma l’ex premier alza l’asticella. Annuncia che si presenterà a Palazzo Chigi con un documento con le proposte di Iv sul Recovery ma non solo (dalle riforme costituzionali al Mes).

E rinvia, con tre ore di preavviso, l’incontro che era in programma alle 13: da Chigi fanno sapere che senza alcun problema la riunione è stata spostata non appena arrivata la richiesta ma Ettore Rosato afferma che “Bellanova era impegnata a Bruxelles e l’aveva detto a Conte”. A sera, al Tg5, dichiara che condizione per non far dimettere le ministre e aprire la crisi (o anche, nota un Dem, un “rimpastone”) è dare il via libera ai 36 miliardi del Mes che per il M5s sono inaccettabili.

Sullo sfondo c’è lo scenario delle elezioni, che dopo consultazioni lampo potrebbero essere la scelta del Colle, se è vero che il Pd già afferma che l’unica alternativa al governo sono le urne. Ma Renzi insiste che una maggioranza alternativa in Parlamento su un altro premier (magari con il voto del centrodestra) si trova. Evoca Draghi, esaltandone un intervento sul Recovery fund in cui invita i singoli Paesi a puntare sulla qualità dei progetti per un reale rilancio. E un renziano afferma: “Se poi Conte troverà l’appoggio di una parte di Fi e andrà avanti senza di noi, ci va bene anche così”.

Che si arrivi a questo punto, più d’uno dubita. Ma lo stesso premier afferma di essere disposto ad andare avanti solo con la fiducia dei partiti e con “obiettivi comuni”. Potrebbe perciò essere l’incontro con i leader, che dovrebbe seguire quello con Iv, quello decisivo: lì si vedrà se la maggioranza trova sui grandi nodi un’intesa per andare avanti (che ci sia o meno il rimpasto).

(di Serenella Mattera/ANSA)

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