Atalanta, Gasperini e il caso Gomez: “Penso a squadra”

L'allenatore dell'Atalanta Gian Piero Gasperini richiama asi suoi giocatori
L'allenatore dell'Atalanta Gian Piero Gasperini. ANSA/GIORGIO BENVENUTI

BERGAMO.  – Papu Gomez regolarmente convocato contro la Juventus. Nonostante lo sfogo di ieri mattina su Instagram, la mattina prima della ripresa degli allenamenti e del sorteggio degli ottavi di Champions, con quelle verità sottaciute e rimandate solo a quando il separato in casa dell’Atalanta  se ne sarà andato: “Da parte mia non cambia niente, se non ci sono altri problemi. Ho altra carne al fuoco di cui occuparmi, se mi dovessi soffermare sui singoli dovrei parlare di tutti per il rispetto dei giocatori, da Gollini a Zapata”.

Alla vigilia del big match dell’Allianz Stadium, Gian Piero Gasperini non ha proprio voglia di gettare benzina sul fuoco delle polemiche che durano praticamente dal gran rifiuto del suo capitano di allargarsi a destra contro il Midtjylland.

Era il primo dicembre, gli sarebbe subentrato nella ripresa Josip Ilicic, alla terza mancata convocazione di fila: “Lui è rimasto in disparte fino a ieri, aveva mal di gola già prima della Fiorentina, venerdì scorso. Pasalic (operato di sport-ernia a Milano, 40 giorni di stop, ndr) non è disponibile, Miranchuk ha ripreso ad allenarsi solo oggi dopo essere risultato negativo”.

Due undicesimi della formazione e gli indisponibili svelati, anche se la premessa va spesa tutta per liquidare la questionaccia: “Abbiamo giocato mercoledì ad Amsterdam e domenica con la Fiorentina vincendole entrambe. Lunedì abbiamo pescato il Real Madrid agli ottavi, domani giochiamo con la Juventus.  Per rispetto da Gollini a Zapata passando per gli altri, ho altro a cui pensare. C’è tanta carne al fuoco: solo su questo devo trovare soluzione – la sottolineatura dell’uomo in panchina, che probabilmente ci terrà anche il suo numero 10 -. Non posso parlare solo di lui, tutti i giocatori ci stanno mettendo tanto. Da parte mia ho la possibilità di scegliere e di far giocare questo o quello: devo solo fare le scelte per il bene della squadra. Tutto il resto non chiedetelo a me, ho già detto abbastanza”.

Ci sono i bianconeri, in forte rilancio dopo un avvio stentato, da affrontare: “Capitano al momento giusto. Una partita importante per misurarci: negli anni siamo cresciuti, le prime partite a Torino erano diverse dalle ultime. Un bel tema sul piatto: dobbiamo riuscire ad avere un atteggiamento positivo e giocarci la nostra partita. Servono un piano A e un piano B – osserva  Gasperini -. Sarà diversa da quella dell’11 luglio, che era nel finale di campionato e alle soglie delle Final Eight di Champions. Per tratti di quella gara eravamo rimasti secondi a 1 punto. Stavolta non c’è stato tantissimo tempo per preparare la sfida, ma è così per tutti. Questo è decisamente un altro momento: ho la sensazione che tutte le concorrenti si stiano mettendo a posto trovando continuità”.

C’è l’elogio del lavoro del collega: “La Juventus ha cambiato allenatore aggiungendo giocatori, mi piace il percorso di squadra con Pirlo. É cresciuta dall’inizio della stagione – ha spiegato -. Ha perso Pjanic ma ha Chiesa, Morata, Kulusevski, Arthur e McKennie.

Forse era meglio incontrarla prima. E’ testa di serie in Champions e vale le pari grado in Europa”. C’è la rivendicazione della revisione tattica all’indomani della manita del 27 novembre a Bergamo coi Reds di Klopp, finalista a tre con Flick e con l’allenatore dei bergamaschi il 27 dicembre a Dubai nei Globe Soccer Awards (“Non credo di poterci andare, ne sono felice perché è un riconoscimento al lavoro di tutta la  società”): “Stavamo incassando tanti gol e abbiamo cambiato tema, ma siamo riusciti a invertire la tendenza trovando efficacia e risultati. Le situazioni non sono immutabili”.

Tradotto: che Gomez, almeno per ora e sempre che non esca dalla finestra di gennaio, si scordi di tornare a fare il tuttocampista, a fare densità da falso trequartista c’è una mezzala anche fasi come Pessina, il ragazzo di Monza che grazie al Gasp e all’annata proficua a Verona ha vestito l’Azzurro.

Manca molto all’inizio delle eliminatorie della coppa dalle grandi orecchie, ma il pensiero è già lì: “Sono sincero: che peccato non giocare al Bernabeu (le Merengues giocano all’Estadio Alfredo Di Stefano, ndr). Le possibilità di superare il turno non sono certo superiori per noi, mi manca il prestigio di poter giocare in quello stadio dopo Liverpool e Amsterdam: stiamo calcando terreni prestigiosi da anni. Il Real da solo per noi è motivo di grande prestigio. Nemmeno portarlo a Bergamo è male: e non è un torneo estivo…”.

Esiste un vuoto nell’Atalanta e nella Bergamo pronte a scrivere un nuovo capitolo di storia del calcio di provincia elevato a rendimenti e obiettivi da big: “La componente del pubblico nel nostro sport ha una percentuale molto alta e con gli stadi vuoti è un altro calcio, anche a livello di emozioni – chiude Gasperini -. Questo mè davvero l’unico grande rimpianto che abbiamo. Ma anche questo è un aspetto da condividere con le altre realtà, che non ne stanno soffrendo meno di noi”.

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