Trump non ferma il boia nemmeno per la transizione

Manifestazione contro la pena di morte in USA.
Manifestazione contro la pena di morte in USA. EPA/TANNEN MAURY

WASHINGTON. – “Mi dispiace per quello che ho fatto… mi dispiace…”: sono le ultime parole di Brandon Bernard prima di morire, ucciso da un’iniezione letale nella camera della morte del carcere di Terre Haute, in Indiana. Sono le 9,27 di sera quando, dopo un ultimo sussulto, viene pronunciato il decesso.

Con i suoi 40 anni il detenuto più giovane ad essere giustiziato da 70 anni a questa parte, il nono da quando Donald Trump, dopo 17 anni di moratoria, ha dato un nuovo via libera al boia federale. Ma stavolta il triste epilogo fa ancora più male: non accadeva infatti da 130 anni che un presidente americano rompesse la tregua nel periodo di transizione, quando per consuetudine durante il passaggio dei poteri da un’amministrazione all’atra la pena di morte a livello federale viene sospesa.

Ma The Donald non ha intenzione di fermare la mano del carnefice di stato, ed altre quattro esecuzioni sono programmate da qui al 20 gennaio, giorno dell’Inauguration Day. La prossima, salvo clamorose sorprese, fra poche ore. Brandon era un afroamericano del Texas, figlio di un’infermiera e di un padre alcolizzato e violento.

Ha pagato a carissimo prezzo una gioventù vissuta ai margini, tra i disagi familiari e un’infanzia in strada dove a dominare erano le gang. Ed era proprio insieme a un gruppo di coetanei quando, a 18 anni, rapirono due sacerdoti e, dopo averli derubati, li uccisero. Anche se a sparare fu un complice, Christopher Vialva, giustiziato lo scorso settembre.

Brandon era pentito, anzi, ha sempre sostenuto di non aver mai condiviso l’epilogo di quella terribile notte. A 40 anni era completamente un’altra persona, come testimoniato anche dalla stessa procuratrice che perseguì il suo caso, convinta che a pena andasse sospesa. Ma a nulla é servita la campagna di mobilitazione che oltre alle associazioni per la difesa dei diritti civili ha coinvolto anche star come Kim Kardashian e principi del foro del calibro di Kenneth Star e Alan Dershowitz.

La Corte Suprema é stata irremovibile respingendo l’ultimo disperato ricorso. Ma l’America rimane sostanzialmente silente di fonte alla morte di stato, perché nella più grande democrazia del mondo mettere in discussione la pena capitale, a destra o a sinistra, alla fine del 2020 resta ancora un tabù.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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