Accordo Mittal-Invitalia, torna l’acciaio di Stato

Operai all'entrata di Arcelor Mittal.
Operai all'entrata di Arcelor Mittal. (ANSA)

ROMA. – Lo Stato entra in Ilva per farne, nei prossimi 5 anni, la più innovativa e verde centrale siderurgica d’Europa grazie a un accordo siglato nella notte fra Invitalia e ArcelorMittal. E’ la promessa del governo Conte a Taranto. In arrivo ci sono i fondi europei del Recovery Plan e del Just Transition che permetteranno la svolta green a tendenza idrogeno.

In termini più concreti a regime la riduzione dell’inquinamento che impatta su Taranto dovrebbe arrivare al 93% per l’ossido di zolfo, 90% per la diossina, del 78% per polveri sottili e per la C02. Ma a Taranto non c’è nessuno che festeggia. La città è abituata a diffidare delle promesse.

Il premier Conte rassicura da Bruxelles: “Certamente a Taranto ci sarà l’idrogeno, ci siamo ripromessi fin dall’inizio che sarà il progetto più avanzato e più serio di transizione energetica” e assicura che il programma dell’accordo Invitalia-ArcelorMittal prevede che nello stabilimento si abbandoneranno in parte i combustibili fossili, e “man mano diventerà tutto verde”, ma “occorre farlo in un arco temporale già previsto dal piano”, cioè cinque anni.

Prospettiva più che ambiziosa, sulla quale però gli scettici sono molti, a cominciare dal primo cittadino di Taranto Rinaldo Melucci che, dopo aver listato a lutto le colonne doriche di Taranto ultime vestigia del Tempio di Poseidone, manda a dire che per lui l’accordo fra Invitalia e Am Investco siglato è “carta straccia”.

“Noi ancora adesso non conosciamo le carte di dettaglio di questo piano e andiamo avanti con l’accordo di programma. Noi dobbiamo occuparci della salute del tarantini” scandisce nel the day after. “Dal premier Conte – dice – ne abbiamo sentite tante di parole importanti. Ora ci viene chiesto di fare l’ennesimo atto di fede, ma noi non possiamo accettarlo. La prospettiva che il Governo pone rispetto al tema dell’idrogeno è una prospettiva molto lunga”.

Secondo il primo cittadino, “la verità è che prima del 2022 non cambia niente, resta anche l’attuale governance in capo a Lucia Morselli con la presenza dello Stato, che ancora non è in maggioranza. E non ci sono investimenti importanti dal punto di vista tecnologico”.

“La sola idea che il raggiungimento di una produzione industriale vicina alle 6 milioni di tonnellate di acciaio, passi attraverso la ricostruzione degli altiforni, ed in particolare di AFO 5, genera sgomento”: dichiara il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano che bolla l’accordo come “anacronistico e assolutamente fuori dal perimetro di decarbonizzazione”.

Scettico Melucci, sgomento Emiliano, sarcastico l’ex ministro dello sviluppo Carlo Calenda. «Mittal ha vinto la Lotteria di Capodanno perché aveva un contratto blindato per cui doveva impegnare 4 miliardi e 200 milioni di euro di cui 2,4 su un piano ambientale e industriale e 1,8 per ripagare i creditori tra cui lo Stato», ha detto a Radio Anch’io. Peccato che sulla capacità di Mittal di rispettare quell’accordo oramai non scommettesse più nessuno, e non solo per la crisi del mercato dell’acciaio in Europa e per gli effetti della pandemia.

Intanto con l’arrivo dello Stato i sindacati tirano un respiro di sollievo e chiedano subito di essere coinvolti per scongiurare i ventilati esuberi (3.000) e capire cosa succederà da domani dietro ai cancelli del siderurgico di Taranto. Per il momento si sa che Invitalia sottoscriverà un aumento di capitale di 400 milioni di Am InvestCo acquisendo una quota del 50%, è previsto poi un successivo aumento per un massimo di 680 milioni entro il 2022 quando Invitalia salirà al 60% del capitale per un investimento totale di 1,08 mln di euro. Mittal parteciperà all’aumento di capitale per un massimo di 70 milioni di euro nella seconda fase dell’operazione. Nella governance l’a.d. andrà a Mittal la presidenza a Invitalia.

(Maria Gabriella Giannice/ANSA)

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