Anche la Corte Suprema volta le spalle a Trump

Un ufficiale di guardia sulla scalinata che porta alla Corte Suprema di Giustizia.
Un ufficiale di guardia sulla scalinata che porta alla Corte Suprema di Giustizia. EPA/ERIK S. LESSER

WASHINGTON. – Anche la Corte suprema volta le spalle a Donald Trump, nonostante il presidente uscente abbia cementato una maggioranza conservatrice con la nomina di tre giudici di destra. Il massimo organo giudiziario americano ha infatti respinto all’unanimità il ricorso dei repubblicani per bloccare la certificazione del voto in Pennsylvania, dove ha vinto Joe Biden. Nell’istanza si sosteneva che l’allargamento del voto per posta a causa della pandemia è illegale in base alla legge statale.

La sentenza è arrivata poco dopo che Trump si era chiesto su Twitter se qualche giudice o la Corte suprema avrebbe avuto il “coraggio di fare ciò che tutti in questo Paese sanno essere giusto”. Il team di Biden ha colto la palla al balzo per sentenziare che “le elezioni sono finite” e che Joe giurerà a gennaio: “Decine di tribunali hanno respinto le affermazioni senza merito di Trump e dei suoi alleati, e ora la corte più alta nel Paese si è unita a loro, senza una singola nota di dissenso, nel respingere questo assalto al processo elettorale”, ha commentato il portavoce Mike Gwin.

Ma Trump non molla, precisando che quello in Pennsylvania non era una sua azione legale e che invece “il vero caso che tutti stanno aspettando è quello presentato dal Texas”. Un caso “molto forte” che ha annunciato di voler sostenere. Si tratta dell’azione legale che il procuratore generale del Texas Ken Paxton ha presentato alla Corte suprema contro le modifiche alle procedure di voto nelle ultime elezioni in Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, chiedendo di bloccare i voti del collegio elettorale in questi quattro Stati e di rinviare la riunione del 14 dicembre in cui lo stesso collegio è chiamato ad eleggere formalmente il presidente.

Nel ricorso si accusano i dirigenti dei quattro Stati di non aver protetto dalle frodi il voto per posta. Il Lone Star State chiede quindi che non siano contati i loro 62 voti nel collegio elettorale, facendo così scendere Biden, che ha totalizzato 306 voti, sotto la soglia del quorum necessario (270).

Mentre tenta di sabotare il suo rivale anche infiltrando propri fedelissimi in alcune riunioni della fase di transizione, il presidente uscente ha subito un altro schiaffo dalla Camera, che ha approvato la legge da 741 miliardi di dollari per la Difesa con una maggioranza schiacciante (335 sì, 78 no) capace di ribaltare per la prima volta un suo veto: quello che ha minacciato nel caso non contenga la cancellazione della normativa che garantisce l’immunità ai giganti del web per i contenuti di terzi.

Il provvedimento non solo non la include ma prevede un’altra misura osteggiata da Trump: la rimozione dalle basi Usa dei nomi di eroi confederati. L’amministrazione intanto ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti anti Covid da 916 miliardi di dollari, che contiene anche fondi per i governi locali e statali e un assegno diretto di 600 dollari a gran parte degli americani ma che elimina il bonus disoccupazione di 300 dollari a settimana, suscitando le ire dei dem.

Biden intanto ha presentato il generale Lloyd Austin, primo afroamericano scelto per guidare la Difesa. Ma la conferma appare in salita per l’opposizione di vari democratici alla nomina di un militare andato in pensione da poco, peraltro nel board di Raytheon, uno dei più grandi produttori di armi al mondo e contractor del Pentagono.

Il presidente eletto ha scelto altri due ministri: la deputata Marcia Fudge, che sarà la prima afroamericana responsabile del dipartimento per la casa e lo sviluppo urbano, e l’ex governatore dell’Iowa Tom Vilsack come ministro dell’Agricoltura, un ruolo che aveva ricoperto per otto anni sotto l’amministrazione Obama. Secondo Axios inoltre starebbe pensando di nominare come ambasciatore in Cina l’ex sindaco 38enne di South Bend Pete Buttigieg, una delle sorpresa delle primarie ed astro nascente dei dem.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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