LONDRA. – L’ordine di battaglia – come sempre al fronte – è scattato poco prima dell’alba, anche se questa volta il nemico è diverso dal solito: è un virus. E il primo ‘colpo’ è stata una semplice iniezione, somministrata in un ospedale di Coventry, città martire dell’Inghilterra del 1940, nell’inaugurazione di questo nuovo “V-Day”, il giorno del vaccino e di una vittoria di là da venire nel Regno Unito, dove una nonna novantenne ha tenuto a battesimo il preparato di Pfizer e BioNTech destinato – nelle parole di Downing Street – “a segnare l’inizio della fine della pandemia” da Covid-19.
Una giornata in cui sono tornati protagonisti i figli della Seconda Guerra Mondiale, uomini e donne dagli 80 anni in su inseriti in prima linea fra le categorie da vaccinare subito, quella dei degenti anziani delle case di riposo – focolai letali di diffusione del coronavirus durante l’ondata di primavera – e del personale che li assiste.
Trepidazione, speranza, impazienza, ma anche qualche dubbio sui tempi record per l’approvazione avevano segnato la vigilia. Per lasciare spazio oggi all’entusiasmo, oltre che all’attesa enorme per i risultati della più vasta campagna di vaccinazioni di sempre.
Con l’isola in veste di apripista, almeno nel mondo occidentale, di quella che gli specialisti hanno già definito “una maratona e non una gara di sprint”, come a sottolineare la durata e la complessità della sfida che incombe sul servizio sanitario britannico (Nhs). Margaret Keenan, un’anziana ma indomita signora originaria di Enniskillen, in Irlanda del Nord, è stata la paziente numero uno di questa epopea moderna, nell’University Hospital di Coventry, dove risiede.
“E’ stato il miglior regalo di compleanno che potessi ricevere”, ha commentato riferendosi alle 91 candeline che spegnerà la settimana prossima. Attorno a lei, una piccola folla di fotografi e cameraman, presenti nella struttura ospedaliera per immortalare il momento e rassicurare quel segmento minoritario ma significativo di popolazione – circa un cittadino britannico su quattro, se non uno su tre, secondo alcuni sondaggi – incerto se farsi vaccinare o meno.
“Non posso che invitare chiunque a vaccinarsi – è stato il suo appello accorato -. E non solo perché è gratuito. E’ la miglior cosa che ci poteva capitare in questo momento. Per favore, fatelo! Se l’ho fatto io, potete farlo anche voi!”.
A ricevere la seconda dose, delle 800mila già distribuite in 70 ospedali del Regno, è stato poi William “Bill” Shakespeare, per nulla intimidito dal peso dell’omonimia con il sommo Bardo della letteratura inglese e altrettanto fiero del “primato” della Gran Bretagna nella partita contro il Covid: prima nazione al mondo ad aver dato il via libera al prototipo Pfizer per il programma di vaccinazione di massa. “Questo farmaco cambierà le nostre vite”, le sue parole.
Nella prossima settimana saranno vaccinate circa 400mila persone ad un ritmo di circa mille vaccini al giorno per ospedale: il Regno ha prenotato in totale 40 milioni di dosi del prototipo Pfizer/BioNTech e già entro la fine dell’anno si attende l’arrivo di un carico di 4 milioni di flaconi: con i militari coinvolti nella distribuzione e pronti a dar vita anche a un ponte aereo ad hoc laddove le dogane terrestri dovessero temporaneamente ingolfarsi dal primo gennaio nel caso di un caotico no deal, un mancato accordo commerciale post Brexit che il governo Tory di Boris Johnson e l’Ue stanno ancora affannosamente negoziando.
Dosi che verranno inizialmente somministrate, dopo gli ospiti delle case di cura e di riposo, agli operatori sanitari (medici e infermieri) più esposti e a tutti gli over 80 del Paese, inclusi la 94enne regina Elisabetta e il 99enne principe consorte Filippo.
Una sfida logistica senza precedenti, a cominciare dalle difficili condizioni di stoccaggio di questo specifico medicinale, che va conservato in speciali refrigeratori a circa 70 gradi sottozero. Lyn Wheeler, pensionata di 81 anni, è stata a sua volta la prima ad essere vaccinata nel Guy’s Hospita di Londra, dove a presenziare – testimone d’eccezione – non è mancato un Boris Johnson in cerca di consenso.
“E’ stato davvero emozionante sentir dire da Lyn che si è vaccinata ‘per la Gran Bretagna’ – ha commentato il primo ministro, come a riecheggiare il patriottismo di questa nonna e di altri. “E’ proprio così, proteggendo se stessa aiuta a proteggere tutto il Paese”, ha incalzato, incoraggiando tutti a seguire l’esempio dell’avanguardia degli ultraottantenni e a non “aver paura” della scienza. Perché non ce n’é motivo, perché il vaccino “è sicuro” e contribuirà a “fare un’enorme differenza”, seppure “gradualmente” verso la vittoria contro il virus. Ma anche perché i no vax – ha tagliato corto – “sono totalmente in errore”.