Trump non molla e ora confida nella Corte Suprema

Donald Trump

WASHINGTON. – “Hanno truccato le elezioni ma vincerò”. Ad oltre un mese dall’election day, Donald Trump non desiste dalle accuse di brogli e rilancia la sua battaglia nel suo primo comizio post voto, parlando all’aperto per quasi due ore davanti ad una folla esultante di circa diecimila persone, in gran parte senza mascherina, proprio mentre gran parte della California finisce sotto lockdown.

E’ volato con Melania a Valdosta, Georgia, per sostenere i due senatori repubblicani uscenti David Perdue e Kelly Loeffler nei ballottaggi testa a testa del 5 gennaio, che potrebbero mettere l’intero Congresso nelle mani dei democratici spianando la strada all’agenda di Joe Biden. Ma il presidente uscente ha usato il rally prima di tutto per denunciare il presunto voto fraudolento, proiettando anche due filmati di emittenti conservatrici che evocano un sinistro complotto per manipolare il risultato.

“Lo sapete, ho vinto in Georgia”, ha esordito, ignorando che anche il secondo riconteggio attribuisce per 12 mila voti la vittoria a Joe Biden, primo presidente dem a riconquistare questo Stato dopo Bill Cinton nel 1992. Lo stesso segretario di Stato Brad Raffensperger ha ribadito oggi che non “ci sono stati brogli di massa” e che nel Peach State “Donald Trump ha perso”. “Hanno manipolato le elezioni presidenziali ma vincerò lo stesso”, ha insistito The Donald, svelando a cosa sono appese le sue speranze: “Forse la Corte Suprema e i parlamenti statali interverranno e salveranno il Paese”.

Il presidente confida quindi nel massimo organo giudiziario americano, dove ha cementato una maggioranza conservatrice nominando tre giudici di destra, e nella possibilità che le legislature controllate dai repubblicani, facendosi beffa del risultato, nominino elettori a suo sostegno in vista del 14 dicembre, quando si riuniranno per eleggere formalmente il commander in chief. “Non voglio attendere il 2024, voglio tornare tre settimane indietro”, ha chiarito, alludendo nuovamente ad una sua possibile ricandidatura.

Ma appare improbabile che la Corte suprema o singoli Stati ribaltino l’esito del voto, dopo che anche il ministro della Giustizia Barr ha escluso brogli di massa e la California ha certificato il voto assicurando formalmente a Biden il quorum previsto dei grandi elettori. Trump ha provato a chiedere anche al governatore repubblicano della Georgia Brian Kemp di convocare una sessione speciale del parlamento statale ma la risposta è stata negativa. Idem sul controllo delle firme del voto anticipato.

Per questo nel comizio lo ha attaccato duramente, suscitando i ‘buu’ della folla e alimentando la spaccatura nel partito. Poi ha ammonito i suoi sostenitori ad andare a votare ai ballottaggi “forse più importanti nella storia americana” perché “il controllo del Senato significa il controllo del Paese”. “Se vinceranno i dem l’America rischia una deriva socialista”, ha ammonito prima di far salire sul palco i due candidati del partito, entrambi nel mirino per sospetti di insider trading.

Ma molti repubblicani temono che le sue accuse di brogli possano scoraggiare la base, convincendola che tanto le elezioni sono truccate. Nel suo comizio Trump ha attaccato anche il figlio di Biden, Hunter, definendolo “un aspirapolvere umano” che ruba soldi a vari Paesi. E ha accusato falsamente i dem di aver suggerito che il Covid non è cinese ma viene dall’Italia. Tesi mai espressa da nessun esponente del partito di Biden.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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