Duri M5s alzano posta su Mes, Governo sulla graticola

Camera dei deputati.
Camera dei deputati. ANSA/STRINGER

ROMA. – L’ala dura del Movimento Cinque Stelle, quella che guarda ad Alessandro Di Battista, alza la posta sul fronte de Mes. Dice di essere disposta a votare la riforma ma alza l’asticella delle condizioni. Quindi minaccia di non votare nemmeno il dl sicurezza: due mosse che aumentano la tensione nella maggioranza e l’apprensione sulla tenuta del governo.

Una strategia a tenaglia che sfida i vertici del Movimento, pochi giorni dopo gli Stati Generali, accrescendo una tensione che finisce per scaricarsi sui precari equilibri interni della coalizione, soprattutto in vista del voto del nove dicembre al Senato, dove i numeri sono notoriamente risicati e dove, almeno per ora, si esclude qualsivoglia ‘soccorso azzurro’ da parte di Forza Italia.

Tutto esplode con la diffusione di una lettera, sottoscritta da 16 senatori e 42 deputati pentastellati, in cui si chiede di mettere nero su bianco nella risoluzione di maggioranza in votazione il 9 a palazzo Madama la logica della riforma inserita in u n pacchetto di misure che prevede anche il completamento delle nuove norme bancarie.

Un quadro inattuabile tecnicamente da parte dell’Esecutivo, dopo l’accordo complessivo raggiunto a livello europeo, e che lascia presagire ben altre richieste come, per esempio, l’impegno formale dell’Esecutivo a non utilizzare il Fondo salva stati. Una richiesta alla quale si opporrebbero con decisione il Pd e Iv.

Inviata al capo politico del Movimento Vito Crimi, a Luigi Di Maio, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro e ai capigruppo pentastellati, la lettera chiede, in particolare, che nella risoluzione parlamentare sia specificato che il tutto sia subordinato alla chiusura di altri elementi (EDIS e NGEU) delle riforme economico-finanziarie europee, sempre in ossequio alla logica di pacchetto, o in subordine, a rinviare quantomeno gli aspetti più critici del nuovo Mes”.

Nessuna dichiarazione ufficiale dei vertici M5S – a partire dal capo politico Vito Crimi – è filtrata nel pomeriggio dopo la diffusione della lettera. Tuttavia, come spiegano ambienti del Movimento, lo “stato maggiore” si sta muovendo, in queste ore, per mettere in campo una moral suasion sui dissidenti. “Qui si mette al rischio il governo, se vanno fino in fondo si devono prendere la responsabilità di far cadere tutto”, spiega un deputato dell’ala governista.

L’obiettivo è arrivare ad una corposa riduzione dei firmatari da qui ai prossimi giorni. La trattativa, probabilmente, entrerà nel vivo nella compilazione della risoluzione che, il 9 dicembre, la maggioranza dovrà presentare sulle comunicazioni del premier Giuseppe Conte prima del Consiglio Ue. Tuttavia il dato politico di allarme resta immutato, in vista di quella che si annuncia una riunione infuocata, l’assemblea congiunta dei gruppi 5s di venerdì.

Insomma, si profila una settimana di passione al termine della quale si capirà se questa frattura sarà in qualche modo ricomposta, se la maggioranza troverà un’ intesa, o se il Mes diventerà lo scoglio contro cui il Conte due rischia di naufragare. E’ evidente a tutti, come il 9 dicembre, la data dell’eventuale show down, l’Italia sarà purtroppo ancora piagata dalla drammatica pandemia e come una crisi di governo sia oggettivamente improbabile in un momento così delicato per il Paese.

Ma in politica difficile fare previsioni certe. Quello che però appare sicuro è che il centrodestra appare compatto nell’affrontare il governo, come ha dimostrato nelle ultime sedute parlamentari durante le quali tutti i rappresentanti dell’opposizione hanno fatto ostruzione contro l’abolizione del dl sicurezza.

In serata è comunque trapelata un’ipotesi di mediazione alla quale starebbe lavorando la maggioranza: inserire nella risulzione una formula già adottata altre volte, ovvero, rinviare il momento delle scelte, rimettendosi alla volontà del Parlamento. In questo modo si potrebbe evitare che il voto delle Aule parlamentari, il prossimo mercoledì, possa portare una spaccatura che farebbe sbandare pericolosamente il governo.

(di Marcello Campo/ANSA)

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