Recovery Plan, Micossi (Assonime): “Primo passo, andare avanti”

Il Dg di Assonime, Stefano Micossi.
Il Dg di Assonime, Stefano Micossi. (Archivio)

ROMA. – Lo schema di gestione misto politico/tecnico del Recovery fund annunciato dal premier Conte dopo un confronto con la maggioranza, ” è un primo passo che riprende alcune delle idee del nostro progetto Assonime ma all’annuncio è poi seguito il buio” e bisogna ora proseguire in quella direzione affrontando anche il tema “delle riforme”.

Il direttore generale di Assonime Stefano Micossi, in un’intervista con l’ANSA, vuole evitare i toni polemici contro il governo ma sottolinea l’urgenza di un dibattito e di proposte concrete, nere su bianco, che non vede nella politica italiana, la quale anzi è tornata a dividersi sul Mes “con accenti anti europeisti preoccupanti”.

“Abbiamo insistito sulla necessità di un largo consenso politico e parlamentare – rileva – perché non si può solo indicare come spendere e gestire le risorse del Recovery fund, c’è bisogno di comportamenti coerenti per tutta la durata dei 5 anni, oltre cioè l’orizzonte di questa legislatura e di questo governo e con la necessità di collaborazione da parte degli enti locali e delle forze sociali. Non è possibile che il nuovo esecutivo che verrà in quel momento torni indietro sulle decisioni prese. Di fronte all’Europa non possiamo permetterci un simile atteggiamento”.

Micossi ha quindi ribadito il bisogno di definire non solo il livello ‘politico’ di governance ma anche quello gestionale e operativo. Altro aspetto è quello del coinvolgimento dell’imprenditoria privata. “Non ci si può affidare in massima parte alle aziende di Stato per la realizzazione di progetti, sicuramente importanti e utili, ma che non cambiano la struttura dell’economia italiana” serve anche il contributo “delle aziende private ma per questo occorre un rafforzamento decisivo della Pubblica amministrazione”.

Infine il mercato del lavoro. Per il direttore generale di Assonime , il Recovery può essere l’occasione per affrontare i grandi problemi che affliggono in questo comparto il paese: “la divergenza a livello locale, specie al Sud, fra salari e produttività, dando maggiore spazio alla contrattazione non nazionale e far salire la forza di lavoro femminile, dove il tasso di occupazione femminile, il rapporto totale tra le donne che lavorano e tra quelle che potrebbero lavorare, è al 50% con un colossale spreco di risorse, attraverso provvedimenti concreti quali la flessibilità lavorativa e la rete di assistenza all’infanzia”.

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