Caos Mes, stop di Di Maio e scontro nel Centrodestra

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri e Dario Franceschini, Ministro della Cultura durante la discussione sulla fiducia al nuovo governo nell'aula del Senato.
Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri e Dario Franceschini, Ministro della Cultura durante la discussione sulla fiducia al nuovo governo nell'aula del Senato, Roma 10 settembre 2019. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – A pochi giorni dal voto in Parlamento, il Mes diventa la riforma della discordia e scoppia il caos. Al ‘no’ ribadito nettamente dai 5 Stelle sull’uso dei 37 miliardi europei vincolati alle spese sanitarie, si aggiunge ora la virata di Forza Italia. Silvio Berlusconi cede all’ultimatum della Lega e annuncia che voterà contro la riforma del fondo salva Stati, prevista in Aula il 9 dicembre. Una capovolta per il partito dell’ex premier – da sempre favorevole a quei soldi, unico nel centrodestra – che segna la ‘resa’ del Cav (almeno per un giorno) a Matteo Salvini, protagonista di un aut aut inequivocabile.

“Se qualche membro dell’opposizione, approva la riforma, finisce di essere un compagno di strada della Lega”, sentenzia il leader su Facebook. Il messaggio ha un unico destinatario. E così poco dopo è proprio Berlusconi a intervenire: “Il 9 dicembre non sosterremo in Parlamento la riforma del Mes”.

Insomma si piega, ricompattando apparentemente il centrodestra, ma lasciando all’interno molte ferite. In particolare dentro Forza Italia: l’improvviso ‘no’ annunciato dal presidente spiazza parecchi forzisti che leggono la novità come l’ennesima conferma di un centrodestra sempre più a trazione leghista, con Salvini che alza la voce e detta la linea.

Le chat del partito esplodono, tanti i perché chiesti sulla nuova posizione, considerando anche che molti parlamentari azzurri fanno parte dell’intergruppo di Camera e Senato nato a ottobre a favore del Mes. Da qui la richiesta di un chiarimento immediato alle due capigruppo, Gelmini e Bernini, ma alla fine il confronto viene rinviato per evitare il peggio. Anche alla luce della “batteria” degli altri azzurri che seguono la linea del partito: il sì al Mes non cambia, l’unico No è alla riforma.

A questo punto il voto, che proprio ieri il ministro dell’Economia Gualtieri aveva precisato è scisso dall’uso del fondo per l’Italia, si fa pericoloso per la maggioranza. Soprattutto al Senato, dove potrebbe non avere i numeri a sufficienza per approvare le nuove regole del Meccanismo europeo di stabilità. Il rischio che parecchi parlamentari nel Movimento 5 stelle si sfilino, al momento del voto, esiste.

Del resto il no al Mes non è un mistero per i pentastellati. Lo ricorda Di Maio, fermo sui “lacci e lacciuoli che non ci possiamo permettere”. E quindi sui social chiude: “La riforma del Mes è peggiorativa e finché ci sarà il M5s al governo, non si userà. Anche perché non ci sono i numeri in Parlamento. Il dibattito non ha neanche ragione di esistere”.

Salvini fa un passo in più e a margine della visita al parco archeologico di Centocelle, alla periferia di Roma, associa il voto sulla riforma alla fedeltà della coalizione. Forte del sostegno di Fratelli d’Italia, storicamente contrari al Mes, getta la palla nel campo dell’altro alleato di centrodestra, chiedendo di esporsi.

Del resto una settimana fa era stato il ‘capitano’ a dover incassare lo schiaffo di Berlusconi sul voto allo scostamento di bilancio votato in Parlamento per l’emergenza sanitaria. La Lega aveva “ceduto” al richiamo alla responsabilità lanciato dal numero uno di Forza Italia. Adesso arriva il pareggio, o la rivincita a seconda dei punti di vista. Dopo le parole del Cav segue un coro di ringraziamenti e Salvini rilancia: “Anche oggi abbiamo dimostrato che il centrodestra unito vince”.

Ancora di più si intesta la ‘vittoria’ Giorgia Meloni, che ringrazia Berlusconi “per averci seguito sul tema del Mes e aver deciso di votare No insieme a noi il 9 dicembre in Parlamento”. E rimarca il punto segnato dalla coalizione: “Sarà l’ennesima prova di unità e di compattezza di un centrodestra che la maggioranza sperava inutilmente di riuscire a dividere”.

Che ci sia caos se ne accorgono pure in Francia: “Vorrei ringraziare Roberto Gualtieri per il suo coraggio politico” sul Mes, dice il ministro delle Finanze di Macron, Bruno Le Maire che osserva: “L’unico Stato della zona euro in cui questa questione è diventata un’importante questione di politica interna è stato l’Italia”. Del resto le tensioni sul fondo dividono da tempo Pd e M5s. Tensioni non sono mancate nemmeno nel vertice di maggioranza che si è svolto in mattinata a Palazzo Chigi.

(di Michela Suglia/ANSA)

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