Bruciarono senzatetto nel Veronese, tre ergastoli

Infermieri dei Vigili del Fuoco trasportano un senzatetto nell'ambulanza.
Infermieri dei Vigili del Fuoco trasportano un senzatetto nell'ambulanza.

VENEZIA. – Si è concluso nella tarda serata di ieri con tre ergastoli il processo davanti alla Corte d’Assise di Verona per il brutale omicidio di Vasile Todirean, il senzatetto romeno di 42 anni morto per le conseguenze delle ustioni riportate l’8 luglio 2019 allo scalo merci della stazione di Villafranca di Verona, dopo due mesi e mezzo di agonia in ospedale. Un episodio per il quale gli investigatori risalirono in pochi giorni ai responsabili, Liliano Bosoni, 64 anni, il cittadino romeno Cristian Tuca (60), anch’essi senza fissa dimora, ed Eros De Mori (43), residente a Villafranca, che sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio pluriaggravato.

La Corte presieduta da Sandro Sperandio ha accolto in pieno le richieste del pubblico ministero Elvira Vitulli. I giudici hanno riconosciuto anche il risarcimento provvisionale alle parti civili, uno zio della vittima e il Comune di Villafranca. Un episodio di violenza agghiacciante, nato in un contesto di degrado umano e per un motivo futile, il diniego di una sigaretta.

Todirean, abituato a passare le notti tra i vagoni vuoti dello scalo ferroviario, era stato trovato agonizzante dal macchinista di un treno, intorno alle ore 7.00, riverso sulla banchina accanto al binario, privo di conoscenza, con ustioni gravi sul corpo, il volto tumefatto. Trasportato in gravissime condizioni al Centro Ustioni dell’ospedale di Borgo Trento, morì due mesi dopo.

La vittima era una persona nota ai servizi sociali del Comune di Villafranca: qualche mese prima aveva ricevuto un Daspo urbano per essere stato trovato ubriaco mentre dormiva su una panchina, ma non si era mai allontanato dal Comune, trovando ricovero nei locali della stazione.

Anche il giorno prima dell’aggressione aveva un tasso alcolico molto alto. Gli agenti del Compartimento Polizia ferroviaria di Verona fin da subito, avevano avviato le indagini assieme agli uomini della Mobile scaligera, con testimonianze, analizzando i filmati delle telecamere di sorveglianza, individuando e arrestando i tre, che appartenevano all’ambiente frequentato dalla vittima, con problemi di inserimento sociale.

Esclusa l’ipotesi di un’aggressione a sfondo razziale, è stato quindi confermato che la violenza avvenne al culmine di una lite, favorita dall’abuso di alcol, e nata dal rifiuto di Todirean di fronte alla richiesta di una sigaretta. Pare anche che un altro clochard avesse tentato di correre in suo soccorso, ma venne allontanato con minacce dai tre aggressori.

Inutili gli appelli alla difficile condizione umana e sociale dei tre da parte della difesa, le loro parole di pentimento ripetute durante il processo. La pm Vitulli ne aveva chiesto la condanna alla massima pena, per l’omicidio in concorso aggravato dai futili motivi, e il collegio giudicante ha accolto l’istanza dell’accusa.

La provincia di Verona era già stata scossa da una morte violenta di un senzatetto, provocata da un’aggressione ancora più immotivata: fu quella di Ahmed Fdil, 64 anni, bruciato vivo da due ragazzini il 13 dicembre 2017 a Santa Maria di Zevio all’interno dell’auto usata come riparo. Il Tribunale dei minori di Venezia, nel gennaio 2019, dispose la messa in prova in comunità per uno dei due responsabili, un ragazzino di 17 anni. Il suo complice venne invece dichiarato non imputabile poiché aveva meno di 14 anni.