Alta tensione per l’uccisione dello scienziato nucleare iraniano. Israele “pronto contro ogni aggressione”

In Medio Oriente si respira (ancora) aria di guerra
L'uccisione dello scienziato iraniano Mohsen Fakhrizadeh potrebbe rispondere a una comprovata strategia mirante a mantenere alta la tensione in Medio Oriente, rendendo difficoltoso ogni tentativo di dialogo (FOTO Fars News Agency via AP)

TEL AVIV. – La tensione è alta. A due giorni dall’uccisione dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh, accompagnata dalle minacce che tuonano da Teheran, Israele ha rotto il silenzio con un messaggio chiaro: ‘Siamo pronti a respingere ogni aggressione’. Non a caso la risposta è stata affidata al capo di stato maggiore Avi Kochavi che dal Golan – la linea più calda del fronte per la prossimità degli Hezbollah e delle forze pro Iran – ha ammonito che l’esercito continuerà “ad operare in maniera vigorosa contro l’arroccamento” di Teheran in Siria.

Ma, soprattutto, è preparato ad affrontare tutte “le forme di aggressione” ai danni dello stato ebraico. Poi, per evitare ogni fraintendimento, Kochavi ha ribadito ai comandanti operativi dell’area che “è cruciale mantenere l’attenzione a fronte di possibili sviluppi nella regione”.

Parole che arrivano mentre in Iran il giornale ultraconservatore Kayhan lancia la proposta di un raid di rappresaglia su Haifa (al nord di Israele e vicina al confine con Libano e Siria), per distruggere impianti e strutture urbane e “provocare gravi perdite umane”.

“L’Iran darà senza dubbio una risposta” ma “calcolata e decisiva ai criminali che hanno tolto il martire Mohsen Fakhrizadeh alla nazione iraniana”, ha ribadito il capo del Consiglio strategico per le relazioni internazionali di Teheran, Kamal Kharrazi. E il Parlamento iraniano – mentre i deputati intonavano ‘Morte all’America’ e ‘Morte a Israele’ – ha minacciato che “il nemico criminale si pentirà solo con una forte reazione”.

Sul fronte israeliano l’unico intervento pubblico da parte del governo è arrivato dal ministro dell’energia Yuval Steinitz alla Radio Militare: “L’assassinio in Iran, chiunque l’abbia commesso, non è utile solo ad Israele ma anche all’intera regione e al mondo”. Anche una fonte israeliana rimasta anonima, parlando con il New York Times, ha rivendicato che il mondo “dovrebbe ringraziare Israele”.

Ma non c’è dubbio che la situazione seguita all’uccisione di Fakhrizadeh sia in cima all’agenda delle priorità dello Stato ebraico: l’inviato Usa per le questioni siriane Joel Raiborn ha avuto a Tel Aviv un lungo colloquio con Zohar Palti, alto dirigente del ministero della difesa a Tel Aviv. Sul tavolo le attività militari dell’Iran in Siria e altrove nella regione.

Ed è facilmente prevedibile che il Consiglio di difesa di Israele, convocato da tempo, affronti il dossier Iran nonostante l’ordine del giorno di domenica fosse incardinato sulla questione palestinese. Del resto lo stesso Amos Yadlin – ex capo dell’intelligence militare ed ora analista di punta – ha ipotizzato due possibili reazioni di Teheran: “una potrebbe essere di carattere strategico, moderata. Accrescere l’arricchimento dell’uranio, attivare di più le centrifughe, eccetera”. “Un’altra – ha aggiunto – potrebbe essere una sorta di ‘occhio per occhio'”.

Forse – ha aggiunto – “potrebbero cercare di colpire scienziati israeliani. Oppure, più rapidamente, fare ricorso a missili. In questo caso potrebbero avvalersi, degli Hezbollah in Libano, degli Huthi in Yemen o delle milizie sciite in Siria”. “In ogni caso, se progettano una ritorsione – ha concluso ribadendo che l’assassinio di Fakhrizadeh è un messaggio al nuovo capo della Casa Bianca Biden per il suo futuro atteggiamento nei confronti dell’Iran – vorranno forse aspettare” la fine del mandato di Trump per evitare che possa reagire.

(di Massimo Lomonaco/ANSA)