Appello Biden: “Basta divisioni, rispettare l’esito del voto”

Il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden.
Il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden. (Photo by JIM WATSON / AFP)

WASHINGTON. – “In America abbiamo elezioni libere e il risultato va rispettato, va onorato, perché gli americani non accetterebbero altro”. Il monito di Joe Biden nel suo primo discorso alla nazione da presidente eletto, nel corso del quale lancia un solenne appello all’unità nazionale di fronte a una crisi sanitaria ed economica senza precedenti.

Ma mentre Biden parla dalla sua Wilmington, Donald Trump in contemporanea lo gela con una telefonata ai suoi sostenitori in Pennsylvania nel corso della quale incita tutti a ribaltare l’esito del voto. Così, nonostante in queste ore sia partita la transizione per il passaggio di poteri da un’amministrazione all’altra, il monito e l’appello di Biden tornano a scontrarsi con il muro di Trump più che mai deciso a non concedere la vittoria e a dare ancora battaglia. “Dobbiamo ribaltare le elezioni”, ha detto il tycoon parlando ai senatori repubblicani della Pennsylvania.

La sua voce da un telefonino sorretto dal suo avvocato Rudy Giuliani: “Queste elezioni sono state truccate”, ha ribadito Trump, ispirandosi di nuovo a diverse teorie cospirative che finora non hanno trovato alcun riscontro.

Nel frattempo Biden auspicava “la fine di questa triste stagione di divisioni”, innanzitutto per cercare di prevalere su un virus devastante: “Lottare contro questa pandemia è un dovere di tutti noi come americani, bisogna raddoppiare gli sforzi”, ha detto Biden, spiegando come il governo federale può fare molto, ma anche che tutti i cittadini devono sentirsi in obbligo di indossare le mascherine, rispettare il distanziamento sociale ed evitare gli assembramenti, anche in occasione di feste come quella del Ringraziamento.

Del resto, nonostante i ripetuti appelli a restare a casa, milioni di persone si sono spostate da una parte all’altra degli Stati Uniti per il lungo fine settimana del Thanksgiving che quest’anno rischia di avere un effetto moltiplicatore sui contagi: già due milioni nelle ultime due settimane, un record assoluto, con una media impressionante di circa duemila morti al giorno.

“D’ora in poi sarà Covid 24 ore su 24, sette giorni su sette”, affermano i collaboratori della task force anti-coronavirus del presidente eletto, che stanno già lavorando con la Casa Bianca, con le autorità sanitarie federali dei Cdc, con l’Istituto per le malattie infettive di Anthony Fauci e con i responsabili del progetto Warp Speed per la distribuzione dei vaccini, che Biden vorrebbe fossero messi innanzitutto a disposizione di ospedali e scuole.

“Possiamo e dobbiamo superare l’attuale crisi insieme”, il suo appello, ribadito l’impegno ad andare oltre la polemica politica e a lavorare contro la pandemia e, in generale, per il Paese in un clima il più bipartisan possibile, anche insieme ai repubblicani. Fino a non escludere la presenza di personalità del mondo conservatore anche all’interno della sua squadra di governo.

Un’ipotesi quest’ultima ribadita nella prima intervista tv rilasciata dopo le elezioni, e che rischia di creare i primi attriti con l’ala progressista del partito democratico. Tanto più che Biden sembra chiudere invece le porte del governo a nomi del calibro di Bernie Sanders ed Elizabeth Warren: “Personalità così di peso è meglio che restino in Congresso”, ha spiegato su Nbc.

“Il mio non sarà un terzo mandato Obama”, ha quindi promesso il presidente eletto, cercando di scrollarsi di dosso l’ombra ingombrante dell’ex presidente con il quale ha già condiviso otto anni alla Casa Bianca: dopo un mandato di Trump e la pandemia “il panorama è cambiato, oggi gli Stati Uniti affrontano un mondo totalmente diverso”, ha motivato.

Bisogna dunque ricostruire quelli che per Biden sono stati i gravi danni della dottrina dell’America First, “trasformatasi – ha detto – in America Sola”, un isolazionismo che va spezzato. Le premesse ci sono, vista l’accoglienza della vittoria di Biden da parte dei leader europei e dopo le aperture al dialogo giunte nelle ultime ore anche da Pechino e Teheran, con Xi Jinping e Hassan Rohani che hanno auspicato un ritorno alle relazioni prima dell’era Trump.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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