Nervi tesi nel Pd. Zingaretti a Conte: “Basta palude”

Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti (sul monitor Giuseppe Conte) ospite della trasmissione di Rai 3 ''In mezz'ora in più '' condotta da Lucia Annunziata
Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti (sul monitor Giuseppe Conte) ospite della trasmissione di Rai 3 ''In mezz'ora in più '' condotta da Lucia Annunziata, Roma 22 dicembre 2019. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Giuseppe Conte deve farsi carico della “palude” in cui sta finendo la sua maggioranza o diventerà sempre più difficile uscirne. Il messaggio che arriva dal Pd al premier non è nuovo, nei toni: sono mesi che Nicola Zingaretti usa la metafora della bicicletta ferma che perde l’equilibrio, per avvertire il capo del governo sui rischi dell’immobilismo.

Ma nelle ultime ore trapela dal partito, dai gruppi parlamentari Dem, anche da alcuni membri del governo, una nuova preoccupazione: si è raggiunta una soglia di guardia, la “maionese” della maggioranza stia impazzendo. Se Conte – è il ragionamento – non si fa carico da subito di fibrillazioni e nodi irrisolti, dal Mes alle riforme, le prossime settimane rischiano di farsi assai complicate.

Anche perché, spiega un dirigente Dem, mentre Goffredo Bettini rilancia l’idea di un rimpasto “per rafforzare Conte”, in maggioranza – non solo dentro Iv ma anche nel M5s – c’è chi sarebbe pronto a mettere in discussione lo stesso premier.

Le avvisaglie di fibrillazioni crescenti, mentre slitta di un giorno l’annunciato vertice sulle nuove misure di contrasto al Covid, ci sono tutte: martedì notte a Palazzo Chigi, dopo una lunga giornata di litigi e tensioni con gli alleati sul Mes, si è consumato un duplice braccio di ferro, uno col M5s sul commissario alla sanità in Calabria, uno dei ministri Dem con Conte sulle nomine al vertice dei servizi segreti.

Si è discusso a lungo, poi è arrivato il via libera alla proroga di Gennaro Vecchione a capo del Dis, ma non a un pacchetto più complessivo che avrebbe incluso anche i vicedirettori delle agenzie: “le scelte vanno condivise”, hanno detto i ministri Dem al premier, che detiene la delega ai Servizi, ponendo una questione di metodo.

Un parlamentare di primo piano allarga lo spettro: “Non può più accentrare e fare il grillino sul Mes, difendere la Rai di Salini, annunciare la cabina di regia sul Recovery plan a Palazzo Chigi”. Nei gruppi parlamentari c’è grande malcontento per i ritardi della manovra e anche i tavoli di maggioranza sulle riforme e sul nuovo programma di governo stentano a decollare.

Zingaretti, che avverte Matteo Renzi e Luigi Di Maio dai rischi che comportano i loro continui smarcamenti, ha finora respinto la spinta per il rimpasto. Ma nel partito il fronte trasversale di chi lo auspica cresce: da Bettini ad Andrea Orlando, da Matteo Orfini e Maurizio Martina ad Andrea Marcucci. Dario Franceschini, non è un segreto, al rimpasto è contrario, ma anche a lui starebbero arrivando sempre più numerosi i segnali di insofferenza tra le fila Dem.

Tra Orlando e Marcucci si è consumato un litigio martedì, durante una riunione dei vertici Dem, nella quale sono emersi toni molto critici verso Conte. Orlando ha rimproverato a Marcucci i distinguo continui dalle prese di posizione della segreteria: i due hanno battibeccato a distanza, sulle piste da sci come sulla terza via evocata da Renzi.

In un’altra riunione, i sindacati confederali hanno lamentato con i dirigenti Dem le difficoltà di dialogo con Conte, che ha respinto la “concertazione”: ce ne faremo carico, è stata la risposta. Anche sulla collaborazione con FI, lamenta un parlamentare, Conte è sempre stato troppo freddo.

Sul Campidoglio, si consuma intanto uno scambio a distanza con Carlo Calenda. I Dem non escludono di sostenerlo per il Campidoglio, se la candidatura di Virginia Raggi farà sfumare ogni alleanza con il M5s, ma gli chiedono di non correre da leader di Azione. L’eurodeputato replica che non ha nessuna intenzione di mollare la sua nascente creatura. Di tempo per parlarsi ce n’è ancora: la scelta del candidato è lontana. Ma se continua così, avvertono dal Pd capitolino, Calenda non aiuta.

(Di Serenella Mattera/ANSA)