ROMA. – Il confronto atteso per oggi pomeriggio tra il governo con il premier Giuseppe Conte e Cgil, Cisl e Uil sulla legge di bilancio arriva dopo l’ok definitivo al testo da parte del Consiglio dei ministri ed i sindacati protestano, respingendo il metodo.
Sul merito e in particolare sul fronte della Pa, le sigle di categoria Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa si dicono pronte a mettere in campo lo sciopero
dei settori pubblici, perché – sostengono – sulle assunzioni ed
il rinnovo dei contratti nella Pubblica amministrazione nella
manovra “non ci sono risposte adeguate” e reclamate da tempo.
“Il Governo ci chiama al confronto dopo l’approvazione della legge di Bilancio e dopo averla illustrata sui social”, dice il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, prima dell’incontro non ancora cominciato in serata, esprimendo così la protesta del sindacato: “In coerenza con i metodi del governo anche noi diffonderemo subito le nostre posizioni e proporremo al governo lo streaming dei nostri confronti”. Metodo che non piace neanche a Cgil e Cisl.
Il confronto, poi, dei segretari generali Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri, con il presidente del Consiglio ed i ministri del Lavoro, dell’Economia e dello Sviluppo economico, Nunzia Catalfo, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli. Con Gualtieri che sottolinea come la manovra “potrà essere per certi aspetti potenziata. Rafforzeremo – dice parlando nel corso della riunione – l’intervento sia sul 2020 che sul 2021 attraverso lo scostamento di bilancio”: In un quadro che “va letto nell’intreccio” con il Recovery plan e i decreti ristori. E che, dunque, avrà anche altri spazi di confronto.
Sulla Pubblica amministrazione, invece, va avanti la mobilitazione. “Da anni chiediamo di mettere a fuoco la grave emergenza occupazione nelle pubbliche amministrazioni”, dicono i rispettivi segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli, Michelangelo Librandi e Nicola Turco, e neanche sul fronte contrattuale “il governo ha scelto di investire” per rilanciare una reforma “urgente e necessaria del sistema di classificazione e un grande piano di riqualificazione del personale”. I sindacati rimarcano che sono “poche le risorse per il salario”.
Non ci sta la ministra della Pa, Fabiana Dadone, che parla di atteggiamento “fuori scala” dei sindacati e rivendica come i fondi messi in campo siano “senza precedenti” e rispondano “ad esigenze concrete e dettagliate”. E, sottolinea, “sono al lavoro con il Mef per valorizzare il più possibile il lavoro all’interno della macchina dello Stato che sempre più sta puntando su formazione continua, digitalizzazione, smart working e semplificazione amministrativa”.
Per i sindacati, invece, allo stato attuale, rispetto alle dichiarazioni del governo delle scorse settimane, “non si intravede quella svolta necessaria” e dicono “basta all’opera di svalorizzazione”.
Si preparano così “alla mobilitazione generale: è ora di cambiare la Pa e di farlo con chi rappresenta il lavoro. O ci sarà il tavolo del governo con le categorie per recuperare le risorse necessarie al cambiamento o continueremo nella nostra azione di lotta”, avvertono, rimarcando che in questa situazione di emergenza del Paese “i lavoratori pubblici hanno agito con grande responsabilità”.