Boris isolato rassicura: “Metteremo ko il Covid”

Il premier britannico Boris Johnson con mascherina.
Il premier britannico Boris Johnson con mascherina. (AP/ Aaron Chown)

LONDRA.  – Isolato a causa delle precauzioni anti Covid, sebbene non ammalato a differenza della primavera scorsa, Boris Johnson non poteva subire un momento più sbagliato per l’ennesimo imprevisto dei suoi 15 mesi da primo ministro.

Costretto com’è, ora, a lavorare e a comunicare con il Paese a distanza in una settimana cruciale per il suo governo: alle prese con l’incerto sprint finale del negoziato sul dopo Brexit con l’Ue, con l’atteso reset imposto dalla faida interna al suo staff sfociata nella vittoria della fazione vicina alla giovane first lady Carrie Symonds e l’uscita di scena clamorosa dell’ex eminenza grigia Dominic Cummings (che pare avesse osato bollare Carrie come “la principessa matta da legare”), oltre che con la gestione degli sviluppi della pandemia.

Il pit stop gli è stato ordinato dal sistema di test and tracing del servizio sanitario nazionale (Nhs). Colpa d’un incontro, forse a distanza non proprio di sicurezza, con una delegazione di deputati della maggioranza Tory ricevuti a Downing Street giovedì: uno dei quali, Lee Anderson, è stato poi testato positivo al coronavirus sabato, mettendo nei guai il premier e diversi colleghi che gli erano stati più vicini.

Dalla sua residenza ufficiale attigua al celebre portoncino contrassegnato dal numero 10, BoJo ha tentato oggi di fare buon viso a cattivo gioco. Senza cravatta e arruffato più del solito, in versione domestico-mattutina, si è mostrato comunque ai connazionali con voce ferma per assicurare di essere sano come un pesce (anzi “come il cane di un macellaio”, secondo un efficace modo di dire inglese tirato fuori dal cilindro oratorio per l’occasione), deciso a mantenere intatti gli impegni della settimana grazie ai collegamenti video, e concentrato sulle emergenze in atto.

Insomma al timone del Regno e “mai così impegnato” in quello che il suo stesso portavoce ha definito “l’enorme lavoro da fare” nei prossimi giorni: lavoro che include la scelta finale fra accordo in extremis con Bruxelles o incubo no deal sulle future relazioni commerciali; la revisione degli equilibri di potere al cuore di Downing Street; la definizione del promesso programma strategico verso un’economia più verde che l’ascesa negli Usa di Joe Biden al posto di Donald Trump incoraggia e che indurrà l’esecutivo Tory ad anticipare – almeno sulla carta – l’obiettivo del bando di tutte le auto diesel e a benzina sull’isola dal 2040 al 2030.

“La buona notizia – ha esordito Johnson riprendendosi con un telefonino via social media – è che il sistema di test e tracciamento sta funzionando in modo più efficiente; ma la cattiva notizia è che ha beccato me e che mi devo auto-isolare per qualche giorno”.

“Non importa che tutti ci stiamo adeguando al distanziamento sociale, non importa che io stia alla grande, sano come il cane di un macellaio, e non importa neppure che, avendo avuto già la malattia, esploda di anticorpi. Ciò che conta è che dobbiamo interrompere la diffusione dell’infezione”, ha quindi proseguito, come a voler dare l’esempio di una nuova consapevolezza più diffusa sulle regole da rispettare per venire a capo del nemico.

Un nemico che del resto ha descritto come non invincibile, malgrado le 52.000 vittime ufficiali patite dal Regno in totale: sia per i segnali di rallentamento della seconda ondata registrati in questi giorni sullo sfondo del lockdown nazionale bis in Inghilterra; sia soprattutto per la promessa di raddoppiare a tappeto i test per inizio gennaio al record europeo di 600.000 al giorno, e per “la prospettiva” di mvaccini efficaci all’orizzonte.

Strumenti evocati da Johnson alla stregua di due gran cazzotti da assestare alla malattia che ad aprile lo costrinse per tre notti in terapia intensiva sospeso la fra vita e la morte: “Due giganteschi guantoni da boxe – nel suo auspicio-esorcismo – destinati a pestare” il coronavirus per metterlo finalmente ko.

Lascia un commento