Un indagato per il furto della reliquia dal Duomo di Spoleto

Il Duomo di Spoleto
Il Duomo di Spoleto. (ANSA)

SPOLETO (PERUGIA). – Ha ora un’identità, e un’accusa di furto aggravato, chi il 23 settembre scorso ha sottratto dal Duomo di Spoleto l’ampolla con delle gocce di sangue di San Giovanni Paolo II, incastonata in un contenitore dorato. Secondo i carabinieri è un cinquantanovenne residente nella cittadina toscana di Figline Valdarno, già noto alle forze di polizia per essersi impossessato di altri beni di natura ecclesiastica.

La reliquia donata alla Chiesa di Spoleto-Norcia il 28 settembre 2016 dall’allora arcivescovo di Cracovia il cardinale Stanislaw Dziwisz però non si trova, anche se l’indagine non è terminata e gli investigatori non escludono ulteriori sviluppi.

A risalire al presunto autore del furto, denunciato a piede libero, sono stati i carabinieri della compagnia di Spoleto insieme a quelli del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Perugia, coordinati dalla procura spoletina. Determinanti per identificarlo – hanno spiegato gli investigatori – sono state le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza della Cattedrale.

L’uomo è stato infatti ripreso nelle fasi precedenti e nel momento del furto, nonché negli spostamenti successivi per i vicoli, visibili dalle telecamere del Comune di Spoleto. I militari hanno poi “seguito” il cinquantanovenne nel suo percorso verso la stazione ferroviaria, mentre saliva su un treno diretto a Foligno, per poi proseguire verso la sua abitazione, prendendo una coincidenza diretta in Toscana.

Le immagini del volto, parzialmente coperto da un cappello, estrapolate dai filmati, e le particolari caratteristiche fisiche, hanno fatto emergere i primi elementi per la ricerca. La “disinvoltura” di azione e movimento è stata notata dai militari, che hanno portato a ipotizzare di avere a che fare con un “professionista”. Attraverso anche le informazioni fornite anche dai carabinieri del Tpc di Firenze, gli inquirenti sono giunti alla sua identificazione.

L’indagato è stato quindi sottoposto a perquisizione personale e della sua abitazione ma la reliquia non è stata trovata. Le autorità ecclesiastiche hanno già in passato rivolto un accorato appello per la restituzione di un oggetto di valore esclusivamente devozionale, essendo di recente produzione.

I carabinieri sono quindi convinti che il reliquiario sia finito nelle mani di un rigattiere o, ipotesi considerata ancora più plausibile, ceduto a un collezionista attratto dalla figura del Santo Pontefice, visto che quest’anno ricorre il centenario della sua nascita.

I militari non escludono però sviluppi degli accertamenti in corso sulla catena di contatti e spostamenti dell’indagato nei giorni immediatamente successivi al furto.