La Svezia travolta dalla seconda ondata

Una donna usa il tampone per COVID-19 in una stazione per auto-test ad Alvsjo, Stoccolmo.
Una donna usa il tampone per COVID-19 in una stazione per auto-test ad Alvsjo, Stoccolmo. (ANSA/ EPA/Jonas Ekstromer)

ROMA.  – Svezia travolta dalla seconda ondata, misure sanitarie d’emergenza in Germania. Il Covid continua a mettere in ginocchio l’Europa, malgrado qualche miglioramento nella curva dei contagi si cominci a registrare in qualche Paese dopo i lockdown e le misure di contenimento dell’epidemia.

Così, se l’Istituto Koch a Berlino parla di “appiattimento” della curva pur in una situazione che resta “molto grave” e Parigi auspica un Natale con qualche apertura se il trend continuerà ad essere positivo, la Svezia se la passa invece malissimo.

Nel Paese scandinavo – unico in Europa a non aver imposto all’epoca mascherine, distanziamento sociale e chiusure di negozi e ristoranti – i pazienti Covid ricoverati negli ospedali sono aumentati del 60% rispetto alla settimana scorsa.

Secondo i dati del Centro europeo per il controllo delle malattie, è l’accelerazione più alta in Europa. Anche per le autorità sanitarie locali la situazione attuale “è molto grave”:

“E ci aspettiamo che nelle prossime settimane altre persone saranno ricoverate”, ha annunciato Björn Eriksson, direttore dei servizi sanitari di Stoccolma, lasciando appunto intendere che l’auspicata immunità di gregge che la Svezia sperava di ottenere all’inizio della pandemia non imponendo un lockdown è lontana.

In aumento anche i contagi, con una media di oltre 4.000 contro i 500 dell’inizio di aprile: oggi ne sono stati registrati 4.635. Dall’inizio della pandemia in Svezia ci sono stati 171.365 casi e 6.122 morti. Il tasso di mortalità svedese è molto più alto dei Paesi vicini, ma più basso rispetto a Italia, Spagna e Gran Bretagna.

In Germania invece a fare scalpore sono state le parole del ministro della Salute Jens Spahn, che ha paventato la possibilità di far lavorare, in caso di necessità, anche medici e infermieri che abbiano contratto il virus. Certo, ricorrendo a “misure di protezione speciali” e solo per conclamate emergenze.

Ma già il fatto che se ne parli, nel Paese più ricco e attrezzato d’Europa, restituisce la gravità della situazione negli ospedali.

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