Governo verso nuovo “Decreto ristori”, oltre 20 miliardi di deficit

Strade e piazze deserte per il secondo lockdown nel centro di Torino
Strade e piazze deserte per il secondo lockdown nel centro di Torino, 12 novembre 2020. ANSA/TINO ROMANO

ROMA. – Il conto del Covid lievita ogni giorno. I calcoli aggiornati si faranno nel weekend, alla luce delle nuove ordinanze che potrebbero portare la maggior parte delle regioni d’Italia in fascia arancione o rossa. I governatori di Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna già chiedono nuove risorse per la loro mini stretta.

Il governo non le negherà: un decreto ristori ter viene ormai ritenuto inevitabile, così come un nuovo scostamento di bilancio, che secondo alcuni potrebbe essere di 20 miliardi o addirittura sfiorare i 30 miliardi di deficit ulteriore per il 2021.

Sul nuovo scostamento potrebbe, negli auspici di parte della maggioranza, costruirsi il dialogo con l’opposizione che porti a una legge di bilancio condivisa. Il tavolo di confronto potrebbe essere una conferenza dei capigruppo allargata a tutti i presidenti di Camera e Senato. Ma il percorso, aperto da Silvio Berlusconi e Nicola Zingaretti, non decolla: è agli atti la freddezza di Matteo Salvini.

In una riunione con i capi delegazione e il ministro Roberto Gualtieri, il premier Giuseppe Conte – che dopo le polemiche si prende ancora qualche ora per indicare una soluzione per il dossier Calabria – ribadisce la linea di garantire aiuti a tutti coloro che dalla crescita dei contagi sono costretti a chiudere.

Nelle “pieghe del bilancio” sarebbe rimasto ancora qualche ulteriore risparmio da dirottare sulla partita degli aiuti, risorse che potrebbero superare il miliardo ma fermarsi sotto i due. Che basti, viene ritenuto improbabile. Non solo perché altre Regioni rischiano di passare in zona arancione o rossa, con relative chiusure, ma anche perché cresce il pressing per estendere i ristori già disposti con i primi due decreti.

In Senato uno dei due relatori, il 5S Vincenzo Presutto, chiede di guardare alle “filiere e cali di fatturato” e non solo a chi è toccato direttamente dagli ultimi Dpcm. Un punto su cui il Movimento sta spingendo da giorni e che potrebbe essere affrontato con un decreto Ristori ter che oramai nella maggioranza tutti danno per certo, anche se i tempi non sono definiti.

L’intenzione originale era quella di attendere gennaio, quando diventerà disponibile il fondo Covid creato con la manovra, ma l’orientamento sarebbe invece ora quello di accelerare, anche perché vanno garantiti i fondi anche alle attività chiuse dai governatori con le nuove ordinanze regionali, che a rigor di norma non ricadrebbero sotto lo “scudo” dei primi due decreti ristori ma su cui il governo si sarebbe impegnato a intervenire: un incontro è in agenda la prossima settimana.

Il Parlamento aspetta ancora la legge di bilancio, varata quasi un mese fa: al Mef si lavora a ritmo serratissimo per cercare di chiudere entro questa settimana e dare modo alle Camere di avviare la sessione di bilancio. Il testo – e il nuovo scostamento di bilancio – non dovrebbero essere sul tavolo del Cdm convocato per venerdì mattina, ma prima dell’invio alle Camere dovrebbe esserci un ultimo confronto nel governo, in vista di un passaggio parlamentare stretto, perché si incrocia con i due decreti ristori che confluiscono in un esame unico.

I margini di intervento dei parlamentari, salvo il nuovo intervento in deficit, sono ridotti al lumicino. Ecco perché l’opposizione si mostra scettica su un percorso condiviso. I presidenti delle Camere Roberto Fico ed Elisabetta Casellati starebbero esaminando – ma una decisione non sarebbe ancora presa – la possibilità di rendere la capigruppo congiunta di Montecitorio e Palazzo Madama un tavolo di confronto permanente maggioranza-opposizione.

In più, ci sarebbe l’idea di un relatore di minoranza ad affiancare a quello di maggioranza sulla manovra. Ma mentre Fi benedice la conferenza “unificata”, la Lega è assai fredda: per il confronto esistono le commissioni parlamentari, è il senso. Salvini, pur dicendosi disponibile, si mostra scettico sulle reali volontà di condivisione. Un po’ meno tranchant sono i toni di Giorgia Meloni: “Siamo disponibili a votare un nuovo scostamento ma non per mance o marchette”.

Qualche nervosismo si registra intanto anche in maggioranza. Nel Pd Andrea Orlando avrebbe espresso dubbi sull’emendamento “anti scalate”, presentato al Senato a valle dello scontro tra Mediaset e Vivendi. E anche Iv chiede maggiore coinvolgimento. Un confronto tra i capigruppo di maggioranza ci sarà in mattinata, nella prima riunione del tavolo su riforme e programma di governo, nell’ambito della verifica per l’agenda di legislatura.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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