Caccia a fondi per ristori, si valuta nuovo deficit

Un uomo abbassa la serranda del suo locale.
Un uomo abbassa la serranda del suo locale. (ANSA)

ROMA. – Recuperare più fondi possibile per non farsi trovare impreparati, se le risorse non dovessero bastare: dopo il decreto Ristori e il decreto Ristori bis, il governo si tiene pronto a varare, se dovesse servire, anche un “Ristori ter” per andare in soccorso dell’economia mentre si cerca di contenere la curva dei contagi.

E anche a chiedere l’autorizzazione a fare nuovo deficit se la situazione dovesse sfuggire di mano e si virasse, di qui alla fine del mese, verso quel lockdown generalizzato che si sta cercando in tutti i modi di evitare.

Di sicuro i circa 400 milioni appostati nel Ristori bis proprio per il passaggio di altre Regioni alle fasce arancioni o rosse rischia di esaurirsi rapidamente: nelle 4 che hanno appena cambiato colore, Abruzzo, Basilicata, Liguria e Toscana, ci sono, secondo i calcoli di Confesercenti, circa 16mila bar che (insieme a pasticcerie e alberghi) avranno diritto a un indennizzo del 200% anziché del 150% previsto per chi ha solo la limitazione di orario alle 18.

E in Campania, se la Regione dovesse diventare rossa, ci sono circa 60mila negozi che andrebbero ristorati. Discorso diverso se a chiuderli fossero i governatori: le norme attuali, infatti, prevedono ristori per le attività nelle zone “individuate con ordinanza” del ministero della Salute.

Un nodo questo che, viene spiegato, si potrebbe sciogliere con una modifica retroattiva in sede di conversione o, appunto, con un Ristori ter, proprio per agevolare gli interventi locali e mirati nelle aree più a rischio.

Nelle “pieghe del bilancio” sarebbe rimasto ancora qualche ulteriore risparmio da dirottare sulla partita degli aiuti, risorse che potrebbero superare il miliardo ma fermarsi sotto i 2, ma comunque sufficienti, è il ragionamento che si fa nell’esecutivo, per fare fronte a uno spostamento importante di Regioni in zona rossa dalle attuali arancioni o gialle, e che potrebbero sia essere ‘messi a terra’ con un nuovo decreto sia come emendamento ai due già varati – che confluiranno in un provvedimento unico in Parlamento.

La scommessa, insomma, è che il contagio rallenti grazie alle restrizioni applicate fin qui in modo da non dover ricorrere, nell’immediato, a nuovo extra-deficit. Se fosse necessario, comunque, “siamo pronti a intervenire a favore di tutti coloro che subiranno ulteriori perdite, anche ricorrendo a uno scostamento sul 2021 e a una revisione del tendenziale sul 2020”, ha assicurato Giuseppe Conte in una intervista.

Il premier riunirà a Palazzo Chigi i capidelegazione e il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, proprio per fare il punto sui tempi della manovra – approvata salvo intese quasi un mese fa e attesa alla Camera tra venerdì e sabato – e, probabilmente, trovare una linea condivisa sull’eventuale nuovo scostamento.

Le pressioni per aumentare le risorse non mancano, e la Camera ha già indicato una finestra per il voto attorno al 25 novembre: i fondi aggiuntivi, almeno “20 miliardi” va ripetendo da giorni il sottosegretario Alessio Villarosa, dovrebbero servire in primis a cambiare il mecanismo dei ristori, guardando al semestre anziché al singolo mese per non penalizzare le attività stagionali, e allargando la platea a tutte le partite Iva che hanno avuto perdite oltre una certa cifra, senza più la discriminante del codice Ateco.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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