Il suo nome è legato a pagine straordinarie della storia viola: due qualificazioni in Champions League, una semifinale di Coppa Uefa, le due vittorie sul Liverpool. Firenze è la città dove Cesare Prandelli da allenatore ha fatto le cose migliori. L’ex ct da oggi prova a riaccenderla quella piazza. Lui che a Firenze ha scelto di vivere e che da quella meravigliosa città si è sentito adottato.
Prandelli oggi torna in viola esattamente dieci anni dopo con la carica e le motivazioni giuste per provare ad aprire un nuovo ciclo. Per lui un contratto fino al termine della stagione ma chiamarlo traghettatore sarebbe riduttivo. Un eventuale grande campionato potrebbe portare il patron Rocco Commisso a puntare sull’ex ct per il futuro, abbandonando i nomi di Sarri e Juric.
Certo, i giocatori sono cambiati e non c’è più Jovetic, Gilardino o addirittura Luca Toni che con lui vinse il titolo di capocannoniere e la Scarpa d’Oro. Ma la viola di oggi pur orfana di Chiesa rimane una squadra di tutto rispetto con qualche individualità di spicco (Castrovilli in primo piano). Al nuovo allenatore il compito di trovare un gioco efficace e spettacolare proprio come fece durante il quinquennio che lo portò poi sulla panchina azzurra.
Ho seguito Prandelli quando lui era ct, spesso a Coverciano e qualche volta durante le partite in Italia. Credo che una delle cose più belle della sua gestione sia stata quella di avvicinare la Nazionale alla gente, ricordo l’allenamento nell’Emilia ferita dal sisma, la visita nei luoghi di sterminio di Auschwitz o la sgambata su un campo confiscato alla ‘ndrangheta.
A Firenze i tifosi lo adorano come prima e la città vuole tornare a sognare.
Emilio Buttaro