ROMA. – Il Giappone vede avvicinarsi l’anno olimpico che la pandemia ha fatto slittare di 12 mesi e, tra dubbi e certezze, si prepara a ricevere il presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, per una serie di incontri con i vertici politici e sportivi del Paese.
Una visita prevista dal 15 al 18 novembre e che il presidente di Tokyo 2020, Yoshiro Mori, ha confermato al termine di una riunione di ginnastica svoltasi ieri nella capitale con la partecipazione di una trentina di atleti e circa 2.000 spettatori. Una sorta di mini test, riuscito, di quanto potrebbe accadere tra luglio e agosto prossimi.
Bach dovrebbe incontrare il nuovo primo ministro, Yoshihide Suga, con il quale durante una telefonata di un paio di mesi aveva condiviso l’impegno a rendere le Olimpiadi (23 luglio-8 agosto) “sicure e protette” per gli atleti e per gli spettatori, e la governatrice di Tokyo, Yuriko Koike.
Un impegno non facile, specie con la seconda ondata di pandemia in atto e con gran parte della popolazione contraria ad aprire i confini per le Olimpiadi.
In un video messaggio diffuso prima del meeting ginnico di ieri a Tokyo, Bach ha sottolineato la sua importanza “come segnale di fiducia per preparare per eventi futuri, in particolare i Giochi 2020”. Ginnasti provenienti da Giappone, Russia, Cina e Stati Uniti si sono affrontati al Yoyogi National Gymnasium, ma sia loro sia gli spettatori sono stati sottoposti a rigorosi protocolli di sicurezza.
Gli atleti non giapponesi sono entrati nel Paese dopo una quarantena di 14 giorni a casa e sono stati in gran parte rinchiusi nel loro hotel di Tokyo in stretto isolamento, subendo giornalmente test Pcr.
Una volta giunti nell’impianto, è stata controllata loro la temperatura e “immersi” in un vapore igienizzante, mentre le attrezzature di allenamento e di gara venivano pulite e disinfettate dopo ogni prova. Quanto agli spettatori, tutti erano dotati di mascherine e distanziati.
Il test ha avuto successo, ma saranno ben altri i numeri dei Giochi, per i quali sono attesi in Giappone 11.000 atleti provenienti da 206 nazioni, oltre ai 4.400 paralimpici, e migliaia di altre persone coinvolte nell’evento.
Per non parlare dei turisti stranieri, la cui presenza – legata dall’andamento della pandemia e alla disponibilità di un vaccino – è ancora tutta da decidere.