In Sicilia scatta la protesta contro la zona arancione

Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci
Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci. ANSA/LUCA ZENNARO

PALERMO. – La zona arancione scattata oggi in Sicilia suscita proteste e rischia di portare alla chiusura definitiva diverse attività commerciali. Non a caso un centinaio di persone hanno manifestato questo pomeriggio a Palermo in piazza Indipendenza, davanti alla sede del governo regionale, per protestare contro le restrizioni decise dal governo nazionale.

“Basta con questi provvedimenti, siamo disperati – hanno gridato i manifestanti – chiediamo ai palermitani di unirsi alla nostra lotta”. Le restrizioni previste dal Dpcm colpiscono in particolare bar e ristoranti, che possono lavorare solo con l’asporto o il domicilio.

“Una scelta scellerata – dice Gigi Mangia che ha un ristorante nella centrale via Principe di Belmonte – Stiamo iniziando l’attività di asporto, ma è dura. Bisogna inventare qualche cosa per non consentire di distruggere quanto di buono era stato fatto”.

“Siamo aperti, ma è come essere chiusi – dicono i titolari del Bar Sicilia, uno dei più noti della città – I costi di gestione sono sempre gli stessi, ma da questa mattina sono entrate solo tre persone. Gli uffici sono in smartworking, le scuole sono chiuse. Stiamo aprendo per un periodo di prova, ma rischiamo di chiudere per sempre”.

“Abbiamo rispettato sempre tutte le norme ma è stato inutile – aggiunge Vincenzo Coga, titolare di un bar in via Gustavo Roccella – così ci mettono in ginocchio. Con il domicilio o l’asporto fino alle 22 non riusciamo nemmeno a recuperare le spese”.

Qualche commerciante minaccia così di abbassare per sempre le saracinesche, come i titolari della storica pasticceria Oscar di via Magliocco. “Con l’approssimarsi delle feste, nell’incertezza dei nuovi Dpcm, – si legge in un messaggio affisso all’esterno – a maggior tutela dei nostri dipendenti e della nostra gentile clientela, la Pasticceria Oscar 1965 resterà chiusa al pubblico alcuni giorni, per un intervento straordinario di pulizia, sanificazione degli ambienti e valutazioni commerciali”. Il rischio è appunto che i titolari decidano di chiudere definitivamente “causa Covid”.

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