Navi e aerei per segnalare barconi migranti alla Tunisia

I soccorsi portati ai barconi carichi di migranti dalla Nave Sfinge nel corso dell'operazione di pattugliamento della Marina Militare sul mar Mediterraneo denominata "Mare Nostrum"
I soccorsi portati ai barconi carichi di migranti dalla Nave Sfinge nel corso dell'operazione di pattugliamento della Marina Militare sul mar Mediterraneo denominata "Mare Nostrum". (Ufficio Stampa Marina Militare)

ROMA. – Navi e aerei per segnalare alle autorità tunisine i barconi che salpano dalle coste e intercettarli prima ancora che entrino in acque internazionali, per tentare di porre un freno all’immigrazione clandestina – che ha subito un’accelerazione dal paese nordafricano anche a causa della drammatica situazione economica provocata dal Covid – e soprattutto per evitare che tra i migranti si nascondano possibili terroristi, come purtroppo ha confermato l’attentato di Nizza.

La proposta dell’Italia sarà sul tavolo delle autorità tunisine e a portarla sarà il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin, che prima di iniziare il tour nei paesi del Maghreb con l’obiettivo di ottenere il rimpatrio di una serie soggetti radicalizzati, si è fermato a Roma per incontrare il titolare del Viminale Luciana Lamorgese.

Un vertice che ha visto Italia e Francia consapevoli che un’azione comune a livello europeo su entrambi i fronti sia l’unica via per vincere quella che Darmanin definisce una battaglia “anche culturale”, contro l’ideologia jihadista e il fanatismo islamista.

Non è un caso dunque che entrambi parlino di “massima condivisione” delle strategie da mettere in campo, a Bruxelles e in Africa, non è un caso che entrambi facciano riferimento alla necessità di coinvolgere la Germania per un fronte comune contro i paesi di Visegrad, non è un caso che entrambi ribadiscano come tra i due paesi ci sia una “collaborazione consolidata” e nessuna frizione, nonostante il 21enne che ha ucciso a Nizza tre persone sia entrato in Francia passando dall’Italia.

“Mai ho pensato – dice Darmanin – che ci potessero essere stati errori da parte dell’Italia. Anzi, ringrazio il vostro paese per lo scambio di informazioni e la collaborazione perfetta”. Un’azione comune, dunque, che prevede due piani d’intervento. Uno con una serie di iniziative italo-francesi, e uno che punta al coinvolgimento di di Bruxelles.

Il primo partirà già nei prossimi giorni e prevede la creazione di Brigate miste formate da poliziotti italiani e francesi per il controllo dei confini. Una sperimentazione di sei mesi alla quale si aggiungerà l’apertura di un ufficio della polizia di frontiera a Bardonecchia.

“Il progetto non nasce oggi – dice Lamorgese – ci lavoriamo da tempo e ora diventerà operativo a breve”. “Non si chiudono le frontiere – aggiunge Darmanin – ma ci saranno queste brigate miste per rafforzare i controlli. La libera circolazione, gli scambi commerciali sono garantiti, la lotta è contro il terrorismo e l’immigrazione clandestina”.

Nel quadro delle iniziative condivise rientra anche il piano per il controllo in mare con navi e aerei, tanto che sarà anche Darmanin a parlarne con i tunisini. I mezzi impiegati saranno italiani. “Il piano prevede il posizionamento di assetti navali e aerei che possano avvertire la Tunisia delle partenze – spiega il titolare del Viminale – affinché le autorità possano, nella loro totale autonomia, intervenire”. Un piano che, “ovviamente presuppone la piena adesione della Tunisia”.

Ed è qui che si inserisce l’Europa. Senza misure adeguate per migliorare le condizioni di vita nei paesi di provenienza e transito, poco si potrà ottenere. Un ruolo, quello di Bruxelles, cruciale anche per i rimpatri. “Serve una road map che negozi gli accordi di riammissione con i principali paesi africani che ancora non si sono attivati” dice ancora Lamorgese.

Poi c’è la questione della lotta al terrorismo, che è in parte legata all’immigrazione ma che molto più spesso, come ammette Darmanin, è un problema “endogeno: su 30 terroristi che hanno colpito negli ultimi anni, 22 erano francesi”.

Dunque la questione è duplice. Ecco perché il ministro francese torna a rilanciare l’idea di un “European Act”. La lotta al terrorismo “è una battaglia contro l’ideologia jihadista, non contro la religione o l’Islam, che rispettiamo”; ed è una battaglia in cui tutta l’Europa deve esser coinvolta. A partire dalla chiusura dei siti web attraverso i quali si radicalizzano migliaia di giovani fino alla rivisitazione dell’accordo si Schengen.

“Va rifondato – attacca Darmanin – Non si tratta di chiudere la circolazione ai cittadini europei ma di rivedere il sistema di controllo sulle frontiere esterne”. Una questione che l’Italia ripete da tempo, consapevole di come Lampedusa non sia l’ultimo lembo d’Italia ma la frontiera sud dell’Europa.

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