Covid, Comunità Sant’Egidio: “Gli anziani muoiono anche di isolamento”

Coronavirus, anziani e disabili in casa di residenza.
Coronavirus, anziani e disabili in casa di residenza. (ANSA)

ROMA. – La Comunità di Sant’Egidio si dice “fortemente preoccupata” per la situazione degli anziani soli nel nostro Paese, una situazione “gravemente deteriorata” a causa del Covid. “Troppo poco è stato fatto da marzo e dobbiamo constatare anche decessi di anziani per l’abbandono e la patologia dell’isolamento”, ha denunciato il presidente Marco Impagliazzo in una conferenza stampa.

La Comunità di Sant’Egidio, oltre a prospettare soluzioni come i progetti di co-housing, chiede con urgenza linee guida chiare “come fatto per le scuole” per le visite agli anziani e un ripensamento dell’assistenza domiciliare integrata con un incremento dei bandi dedicati. I dati della prima ondata del resto, ha ricordato Impagliazzo, parlano di un 50% di decessi avvenuti tra anziani delle Rsa o altre strutture di cura.

“Ora – ha spiegato – siamo preoccupati per quello che sta avvenendo in questa seconda ondata. Ci sono Rsa chiuse dal mese di marzo, chiuse alle visite dei parenti e dei volontari. E’ stato fatto troppo poco, anzi quasi nulla per adeguarsi all’ esigenza degli anziani di non essere soli. Nella solitudine si muore, noi chiediamo con forza che nonostante questo secondo lockdown, si apprestino in tutte le strutture Rsa o case di cura quei sistemi in protezione che consentano loro di essere visitati anche perchè il sistema delle videochiamate non funziona”.

Secondo Impagliazzo, “dobbiamo entrare in un sistema di nuove reti familiari per un mondo di anziani che vive solo come dimostrano i dati europei. Noi abbiamo alcune proposte: intanto allargare l’assistenza domiciliare integrata che rappresenta in Italia appena 16 ore all’anno per anziano bisognoso. E’ uno squilibrio impressionante: fingiamo di avere un’assistenza territoriale ma la vera assistenza oggi le fanno le badanti, ne abbiamo quasi un milione”.

Per questo Impagliazzo chiede anche una accelerata al processo di regolarizzazione avviato dal governo affinché avvenga “con una semplificazione degli strumenti perché con il prosieguo della pandemia molti uffici sono chiusi”. Così come si deve semplificare l’idoneità alloggiativa: “non è pensabile che in questo momento la Asl la vada a verificare. Viviamo in un mondo di autocertificazione, gli diamo un valore legale, ebbene passiamo allora alla autocertificazione anche per l’idoneità alloggiativa”.

Ancora, per Sant’Egidio, c’è da implementare l’assistenza domiciliare integrata anche con incremento dei bandi e terzo, il co-housing attraverso il privato sociale: “C’è un’autodeterminazione degli anziani – sottolinea Impagliazzo – che va garantita. Ci sono esempi postivi di co-housing in Trentino, oppure noi stessi li abbiamo fatti, e ancora c’è il sistema degli alloggi protetti”.

Infine, afferma Impagliazzo, “ci tocca anche fare una denuncia: noi abbiamo censito molti più posti letto di quelli accreditati dalle regioni, ci sono istituzioni non accreditate a livello regionale che non hanno una protezione sanitaria, attorno ad anziani ruota un mondo del sommerso che va eliminato, noi vogliamo essere voce di tutti quegli anziani i cui diritti in questo momento sono negati”.

I dati di marzo ci dicono che “qualcosa dobbiamo fare per superare la patologia dell’isolamento. Ripensiamo il sistema di vicinanza e cura che dobbiamo ai nostri anziani: c’è stata anche una polemica attorno a certe dichiarazioni fatte dalla politica su anziani utili o meno: io vorrei dire che stare accanto agli anziani è un grande vantaggio per far sì che il nostro Paese sia un Paese in cui la forza dei rapporti vinca, stare vicino a una persona nel tempo della fragilità e della debolezza è un grande insegnamento che ci aiuta a essere più umani, occuparsene è un salto di umanità, per cui il valore aggiunto degli anziani non è solo se hanno prodotto o no, ma è per quello che danno a chi incontra una persona fragile e indebolita”.

(di Nina Fabrizio/ANSA)